“Usciamo questo pomeriggio? Andiamo a trovare qualche famiglia?”. “Volentieri, però se smette di piovere, altrimenti tra fango e acqua ci impantaniamo tutte!”.
Nel pomeriggio, inizia a piovere, una di quelle piogge torrenziali che spaventano! Non usciamo! Dopo un’oretta vedo che pioviggina appena, ma ormai la decisione è presa, c’è fango dappertutto, l’umidità è alta e magari ricomincia a piovere seriamente. Nessuna di noi “osa” chiedere all’altra se possiamo provare ad uscire … è sicuramente più comodo restare a casa!
Mi metto a lavorare al computer, quando mi chiamano perché è arrivato un padre. Mi stupisco di trovarmi davanti p. Livio! La nostra casa è separata da quella dei padri saveriani da un piccolo vicolo che quando piove diventa un pantano, bisogna cercare di mettere i piedi sui mattoni sdrucciolevoli ed è praticamente impossibile giungere alla fine del vicolo senza affondare almeno una volta nel fango. P. Livio ha più di 80 anni, salute ed equilibrio instabili … “Ma come mai sei venuto qui con questo tempo?”. “Ho sentito che domani parti, ho visto che ha smesso un po’ di piovere e sono venuto a portarti questo poster prima che riprenda”.
Lo ringrazio di cuore e ci fermiamo a bere qualcosa insieme … e intanto io penso che lui non vedeva l’ora che smettesse di piovere per venire a trovarci e non si è preoccupato di poter cadere nel fango, mentre noi alle prime gocce di pioggia ci siamo subito tirate indietro.
Appena p. Livio esce di casa, chiamo la sorella e le dico che non possiamo farci bagnare il naso da p. Livio, se è uscito lui per venire da noi, possiamo uscire anche noi per andare dalle famiglie. In un batter d’occhio ci prepariamo e usciamo …
Ci viene incontro un ragazzo che lavora da noi pregandoci di andare a casa sua. Oshim è strafelice di portarci a casa sua: una stanza e uno stanzino per la cucina. Non sa cosa dirci, si emoziona. In casa c’è la sorella con marito e figlio venuti in visita e il fratello. La mamma è uscita. “Sister, sedetevi!”. Tutti si sono alzati dal letto per fare spazio a noi. Ci sediamo, Oshim vorrebbe offrirci qualcosa, ma capiamo che in casa non ha nulla e dovrebbe andare a comprarlo, e allora rifiutiamo e chiacchieriamo un po’ con tutti. Quando andiamo via, Oshim viene con noi. “Ero a chiacchierare con i miei amici. Appena vi ho viste, ho pensato che dovevate venire a casa mia. Nessuna suora è ancora venuta, desideravo la vostra benedizione”. Gli chiedo fino a che classe ha studiato … e capisco di avere fatto la domanda giusta. “Fino alla V elementare. Mio papà si è ammalato quando ero piccolo, e non è più riuscito a lavorare. Prima di morire era riuscito a sposare le mie sorelle ed eravamo in casa solo io e mio fratello. Anche mia mamma è ammalata. Tante mattine non riesce ad alzarsi da sola dal letto, bisogna aiutarla. Mio fratello ha iniziato subito a lavorare. Io ho finito le elementari e poi ho capito che non potevo continuare; mamma aveva bisogno di cure, quello che guadagnava mio fratello non era abbastanza. Ho iniziato a lavorare da un meccanico, imparavo il lavoro e mi dava qualche soldo … e adesso sto lavorando da voi!”. Penso a quanto un bambino di V elementare sia stato capace di vedere le necessità altrui e sacrificare il proprio futuro per il bene della famiglia. Oshim è un ragazzetto un po’ goffo, non capisce al volo, è facile che sbagli sul lavoro … ma ha un cuore grande, è capace di capire quelli che soffrono, è generoso e oggi lo guardo con occhi ancora più riconoscenti e mi inchino davanti alla storia della sua vita.
Oshim riprende: “Sister, te l’hanno detto che voglio diventare cattolico?”. “Ma non sei già cristiano?”. “Non sono battezzato, i miei sono battisti e noi ci battezziamo da grandi.” “Allora prendi il battesimo dai battisti.” “No, io adesso abito in questo quartiere dove i cristiani sono tutti cattolici, lavoro da voi … voglio fare parte di questa comunità. Vado già a Messa tutte le domeniche. Mi trovo a mio agio con voi. Mi piace venire in chiesa qui, sento che questo è il mio posto. Anche mio fratello vuole diventare cattolico. Mia mamma e le mie sorelle invece sono già state battezzate e rimangono battiste”. Non è forse una riflessione teologica profonda, però mi sembra di capire che la comunità ha aiutato Oshim a scegliere in che modo seguire Gesù … e lo sta facendo con tutto il cuore, con la sua semplicità e bontà!
Ringrazio p. Livio per avermi spronata ad USCIRE col suo esempio, ringrazio Oshim perché con la sua vita mi ha dimostrato quanto la POVERTA’ insegni a donare la vita per gli altri.
Sr. Annamaria Panza