Risponde alle nostre domande oggi SR. CARINE NGUIMEYA, nazionalità camerunese, missionaria in Italia dal 2017, ora nella comunità di Pozzuoli (NA).
- Sr. Carine, secondo la tua esperienza, quali sono gli elementi fondamentali di uno stile di vita missionario, che permettono di inserirsi in missione?
Come missionaria in terra di missione sono appena agli inizi, sono soltanto trascorsi 3 anni dal mio arrivo in Italia dal Camerun. Quindi per la mia piccola esperienza mi sento di dire che il primo degli elementi fondamentali di uno stile di vita missionario, che permette di inserirsi in missione, è lo studio della lingua locale.
- La LINGUA è la prima porta d’ingresso nell’universo socio-culturale di un popolo e perciò richiede – se lo vogliamo davvero – di ‘spogliarsi’ di sé per entrare progressivamente in quella ‘nuova terra’, per ‘rivestirsi’ del nuovo e del bello che vi si incontra e che il Signore sta per darci in eredità. E’ un’esperienza formidabile – anche se non senza fatica – che ci apre davanti un orizzonte immenso da esplorare, mai pensato né conosciuto prima. Imparare una lingua richiede anche di cambiare un po’ il proprio modo di pensare, ragionare, sentire e agire nel senso che ci si trova ad imparare non soltanto la lingua in sé, ma anche tutte le sfumature che essa comporta.
- Un altro elemento importante è quello dell’APERTURA, cioè dell’avere una certa curiosità positiva che ci spinge ad interessarci a ciò che ci circonda, a cercare di conoscere, capire, accogliere. Cercare di essere quindi una persona positiva, ottimista, che ha stima per il popolo a cui è stata mandata e rimane aperta all’incontro, al dialogo e all’amicizia.
- Ritengo fondamentale inoltre l’ASCOLTO : l’attenzione, il saper osservare e ascoltare le persone quando si raccontano e come si raccontano (comunicazione verbale e non verbale).
- Quali sono i tuoi consigli per un giovane missionario che si sta inserendo ora in missione?
Avendo vissuto tutto questo sulla mia pelle posso dire che un consiglio è quello di accettare di ‘SPOGLIARSI’ e di lasciar perdere qualcosa di sé per ‘rivestirsi’ del nuovo della cultura e del popolo che ci accoglie, perché datoci da Dio. Accettare – con tanta pazienza e attenzione a ciò che sta succedendo dentro di sé – di ‘morire’ in alcuni aspetti di sé spesso non proprio evangelici (pregiudizi, complessi, pretese, stereotipi, egoismo, e tutto ciò che può far da ostacolo alla nostra pace interiore e alla gioia) per ‘rinascere’ come missionaria nuova in quel luogo, vera ‘terra promessa’. Solo così il grano piantato nella terra può germinare e poi fiorire realmente. Sento quindi come fondamentale e quasi come condicio sine qua non questo ‘passaggio’, per diventare davvero UNA sola cosa con il popolo a noi affidato nella libertà e nell’amore per Cristo e il suo Vangelo.
Coltivare il DIALOGO SINCERO in comunità e anche con una persona che ci faccia da guida, a cui affidarsi e con cui confrontarsi spesso, che possa aiutare con pazienza e comprensione nel cammino.
IMPARARE AD AMARE e ad amare veramente le persone come sono nella loro diversità e bellezza, con semplicità e stima, cercando di accogliere con pazienza la realtà quotidiana com’è e come ci viene data.
Avere l’UMILTÀ di imparare dagli altri, dalla gente anche povera e che può sembrare meno fortunata di noi. E’ proprio lì che abita lo Spirito Santo, è lì dove il Signore ci aspetta.
USCIRE spesso per andare incontro alle persone, partecipare ad incontri e eventi pubblici per conoscere e approfondire la realtà entrando in contatto con le persone.
- Se dovessi riassumere in una frase quello che hai imparato in questi primi anni di missione, cosa potresti dirci?
Ho imparato ad ascoltare e ad amare di più, ad accogliere e anche a custodire in me l’altro nella sua diversità, ma che nell’amore diventa uno come me in umanità. Ho imparato a far abitare dentro di me la sofferenza delle persone che incontro, ma anche a gioire e celebrare la vita insieme con loro nel quotidiano.
- Raccontaci un episodio concreto che più ti sembra significativo.
L’anno scorso durante l’Estate 2019 avevo animato il nostro Campo estivo socio-vocazionale qui da noi a Pozzuoli insieme a due altre sorelle per una settimana. Vi è arrivata una giovane che mi aveva contattato al telefono per iscriversi. Non ci conoscevamo, ma intuendo il suo desiderio di Dio nella sua ricerca personale, ogni tanto le mandavo per sms un pensiero positivo o un brano del Vangelo del giorno. Un giorno poi lei mi scrisse per chiedermi la mia disponibilità a incontrarla, perché era in difficoltà e voleva parlare un po’. Accettai volentieri, ma non potendoci poi vedere per un inconveniente di lavoro, ci siamo date l’appuntamento al nostro Campo. Lei è arrivata, l’abbiamo accolta e ci siamo abbracciate con tanta gioia di poterci finalmente vedere!
Il terzo giorno dopo un incontro in mattinata, l’ho avvicinata con semplicità per fare qualche passo con lei e cammin facendo lei mi disse con un volto raggiante e pieno di riconoscenza : “sr Carine non mi sono mai sentita così amata come adesso da voi. Davvero mi sento molto bene qui e per questo vi ringrazio”. Queste parole mi hanno commosso e ho pensato alla lettera di San Giovanni che proclama che: “Dio è amore” e anche alle nostre Costituzioni che ci invitano ad andare… per annunciare il Vangelo, perché tutti gli uomini si sentano e si scoprano figli(e) amati(e) da Dio.
Il sentirsi gratuitamente amati da Dio attraverso di noi, piccoli strumenti nelle sue mani, ecco lo scopo della nostra missione!
sr. Carine Nguimeya, Provincia Italia