Mi chiamo Maggie Gamu, sono novizia del secondo anno nella congregazione delle Missionarie dell’Immacolata (Pime). Ho 29 anni e vengo dalla Papua Nuova Guinea.
Mi ricordo ancora il momento in cui ho avuto il desiderio intenso di diventare Missionaria dell’Immacolata: era il 5 agosto 2014, nella mia parrocchia si celebrava la professione perpetua e il mandato missionario di sr. Irene Kuam, destinata alla provincia del Camerun. La sua testimonianza mi aveva colpito così tanto che volevo diventare come lei, così ho deciso di entrare.
In questi nove anni di formazione, ho scoperto molto sulla missione attraverso la mia esperienza personale e soprattutto l’esempio di altre missionarie. Ho acquisito la consapevolezza che, passo dopo passo, Dio mi rivela il suo piano per me. Ho imparato ad avere fiducia in Lui, a fare tesoro della testimonianza di tanti missionari che donano la vita, lasciano tutto, amano le persone a loro affidate per alimentare la mia vocazione missionaria.
L’anno scorso ho fatto alcune esperienze sfidanti che allo stesso tempo mi hanno aiutato a conoscere la mia vocazione e ad alimentare il desiderio di seguire Gesù per imitarlo. Mi hanno fatto scoprire dov’è il mio tesoro, dove sta la gioia nel mio cuore, mi hanno donato più la consapevolezza di me stessa e delle motivazioni che mi abitano.
Una volta alla settimana accompagnavo i bambini autistici nelle loro attività ricreative. Giocavo con loro, li sostenevo, li accompagnavo nelle partite. Ho imparato molto, ho conosciuto la loro sofferenza e mi sono resa conto che ricevevo più di quanto potevo donare. Un’esperienza simile l’ho fatta quest’estata quando sono stata a Giulianova in una casa di accoglienza per giovani e adulti disabili. Abitavamo in un appartamento che gentilmente una famiglia ci aveva offerto e tutti giorni andavamo a prestare il nostro servizio alla casa di accoglienza, dalle 9 alle 18. All’inizio non sapevo come stare loro vicino, cosa dire loro, non sapevo se ci saremmo capiti. Poi ho compreso che basta stare, essere presenza accanto che li fa sentire amati, accolti. Ho pensato a come Gesù accoglieva gli ammalati di ogni tipo, come aveva compassione di loro e li guariva. Questa è missione.
Altre esperienze mi hanno accompagnato in questo tempo di formazione. Il catechismo con i bambini della nostra parrocchia e il servizio alla mensa della Caritas. Il catechismo è stato per me un orizzonte nuovo, che mi ha permesso di comunicare la fede ai piccoli perché crescano nella consapevolezza che Dio è presente nella loro vita. Il servizio alla Caritas diocesana mi ha messo a contatto con persone di molti paesi che vivono situazioni difficili, di emarginazione. Servirli alla mensa significa per me, condividere la loro stessa povertà, camminare accanto a loro e restituire valore alla loro vita.
Durante la settimana frequentiamo la scuola intercongregazionale di noviziati (SIC). L’inserimento iniziale è stato impegnativo, persone nuove che avevano abitudini diverse dalle mie, un’altra cultura, un’altra lingua. Poi è diventata una grande risorsa, mi ha dato una maggiore coscienza interculturale, è diventato un luogo di condivisione delle nostre difficoltà e gioie. Gli insegnanti condividono con noi, non solo le loro conoscenze, ma anche le loro esperienze di vita. Ci insegnano così la realtà concreta.
“Tutto ciò che vogliamo è essere un piccolo strumento nelle mani di Dio” (M. Igilda Rodolfi). Queste parole della nostra fondatrice mi donano forza, coraggio e gioia. Illuminano il mio cuore e mi conducono alla fiducia in colui che si prende cura della mia vita ogni giorno. Questa è la vera gioia, facciamo del nostro meglio e Dio provvederà al resto.
Maggie Gamu, noviziato internazionale di Roma