Papa Francesco, il 2 febbraio del 2020, in occasione della Giornata di preghiera per la vita consacrata, disse: “Anche voi, cari fratelli e sorelle consacrati, siete uomini e donne semplici che avete visto il tesoro che vale più di tutti gli averi del mondo. Per esso avete lasciato cose preziose, come i beni, come crearvi una famiglia vostra. Perché l’avete fatto? Perché vi siete innamorati di Gesù, avete visto tutto in Lui e, rapiti dal suo sguardo, avete lasciato il resto”.
Nata e cresciuta in un villaggio dell’India, ora missionaria in Hong Kong, oggi esprimo la mia gratitudine al Signore. Sono cresciuta in un ambiente molto religioso e fin da piccola ho sentito il desiderio di essere missionaria per portare la Parola del Signore al mondo intero. Questo mio desiderio di essere missionaria non si è realizzato in un batter d’occhio, ma ha avuto un suo processo di discernimento.
Ripensando alla mia partenza dall’India alla Cina, mi commuove vedere come la grazia del Signore ha operato in me, poiché in quel periodo tutto il mondo combatteva contro la pandemia del Corona Virus. Infatti, quando sono arrivata nella mia missione, gli amici mi chiamavano “la missionaria del corona” perché eravamo all’apice della pandemia. In quel periodo sono passata attraverso paure, ansietà e perfino la quarantena in hotel.
Imparare la lingua cantonese su Zoom è stata un’altra esperienza particolare. Ricordo le volte in cui sono andata all’Università per partecipare alla lezione in presenza quando l’insegnante ci insegnava i suoni e le pronunce, ma non potevamo vedere il movimento delle sue labbra, perché allora era obbligatoria la mascherina. Ho trovato tante difficoltà ad imparare il cantonese, proprio perché non riuscivo a trovare delle opportunità di praticare. Un altro limite è stato il fatto che, a motivo della
pandemia, l’Università non ha potuto organizzare delle uscite culturali per gli studenti, cosa che di solito veniva organizzata nel passato. Dovevo trovare io le vie per poter imparare il cantonese, a volte andavo a partecipare al catechismo dei bambini e mi sentivo come una di loro…Ero tornata bambina, per amore della missione. Tuttavia tutte queste difficoltà non mi hanno scoraggiata, ma al contrario mi hanno fatta impegnare in tutti i modi pur di imparare la lingua e conoscere così il popolo e la cultura cinese del quale il Signore mi aveva fatto dono.
Il popolo cinese è molto accogliente e sempre pronto ad aiutare, ad insegnare e a spiegare tutto. In modo particolare apprezza noi missionari per la nostra disponibilità a venire ad Hong Kong per metterci a loro servizio e per la determinazione nell’imparare la loro lingua. E’ un dono reciproco: loro si sentono benedetti dal Signor e per la nostra presenza e noi ci sentiamo benedetti per quanto riceviamo da loro.
Un altro passo importante nella mia inculturazione è stato quando mi è stato dato il mio nuovo nome in cinese (Màhn hiu yan), che mi fa sentire parte della loro storia e della loro vita. La gente mi chiedeva se avessi il nome in cinese ed erano felici di chiamarmi con quel nome. Anche questo è un modo per sentirci una sola cosa con le persone a cui siamo mandati.
Ora compio la mia attività missionaria in una parrocchia e sono inserita nella pastorale parrocchiale, dove ho molte opportunità di animare e interagire con i differenti gruppi. Faccio visita alle famiglie della parrocchia e partecipo ai loro momenti di gioia e di sofferenza. Porto la santa Comunione alle persone anziane e prego con loro, e questo mi aiuta a conoscere le loro dure esperienze di vita. Una missionaria non può non annunciare la Parola di Dio, e noi MDI cerchiamo di cogliere tutte le opportunità per soddisfare la sete di Dio in ogni fratello. Nonostante i miei limiti, sono comunque certa che il Signore opera e parla in me per compiere la missione evangelizzatrice che mi ha affidato.
Questa è la gioia della missione : missione è gioia.
Sr. Hilda Rani Maria Joseph, Hong Kong-Cina