A Verona, nel contesto di “Arena di pace” del 17 e 18 maggio, Papa Francesco incontrerà i movimenti ecclesiali e popolari. Nati e diffusi in America Latina, questi movimenti sono da sempre stimati e sostenuti dal Pontefice argentino. E in Argentina nasce anche la Teologia del popolo, a cui Francesco aderisce convintamente. Una teologia che esprime fiducia nell’esperienza della gente credente, a partire dai poveri. Quando vive la fede con semplicità evangelica, il popolo comprende in modo profondo il mistero cristiano. È, in un certo modo, un’attualizzazione della dottrina del “senso della fede dei fedeli”, che è tradizionale ma spesso ignorata nel discorso teologico ed ecclesiale. Quando il Concilio Vaticano II descrive la Chiesa come “popolo di Dio”, piuttosto che “società perfetta gerarchicamente costituita”, riprende la dottrina della pari dignità di ogni battezzato; dignità che è primaria rispetto a ogni altra distinzione di ministeri e carismi.
Lo straordinario valore della fede del popolo mi è sempre stato di un’evidenza chiarissima: sono cresciuto in una povera famiglia contadina e in una piccola comunità marginale. Vivevamo la fede e i suoi riti con la naturalezza delle cose quotidiane. Ho sempre avuto una stima profonda per la nobile dignità della gente povera e per la spiritualità degli umili.
Fin da ragazzo ho avuto in don Lorenzo Milani un grande ispiratore. Un uomo e un prete che ha speso la sua giovane e tormentata vita dando dignità, parola e diritti a giovanissimi operai e contadini, ovvero ai “figli del popolo”, che allora erano sfruttati e contavano meno di niente. La bellezza del genitivo “del popolo” è legata, nella mia coscienza, all’eredità di don Milani. Sono contento che la sua lezione venga ripresa oggi da decine di iniziative, a partire dalla visita a Barbiana del presidente Sergio Mattarella. Don Milani è stato profeta e maestro della non violenza, dell’obiezione di coscienza, del rifiuto della guerra, della giustizia sociale: gli stessi temi dell’appuntamento di Verona.
I movimenti popolari toccano oggi molti Paesi. Quello democratico di Hong Kong, che ho conosciuto da vicino e che è stato soppresso da leggi sulla sicurezza nazionale (ne scriviamo in questo numero), è stato davvero una mobilitazione di popolo, che includeva persone di tutte le età, provenienze sociali e religiose. Ne fanno fede la straordinaria partecipazione alle manifestazioni prima della repressione: due milioni di cittadini in strada, in una città che ne conta sette, e il plebiscitario esito delle elezioni quando erano libere. Anche per questo, noi tutti partecipiamo, con i movimenti popolari e Papa Francesco, al cantiere della pace.
Gianni Criveller, Mondo e Missione di maggio 2024