Sono rientrata ieri sera da Dhaka dove per due giorni ho partecipato alla Messa con Papa Francesco e all’incontro con i religiosi di tutto il Bangladesh.
La nostra è stata una preparazione povera, avevo nel cuore un unico grande desiderio: che i miei malati di Lebbra cristiani partecipassero alla Messa e così ho messo in atto tutte le possibilità che avevo e siamo partiti. Arrivata a Dhaka, la sera prima della messa, ho saputo che i miei malati non avrebbero avuto un posto speciale dal quale poter partecipare alla celebrazione.
Non mi sono data per vinta e alla fine sono riuscita! Io e i miei malati eravamo seduti nei posti riservati ai VIP. I miei due malati sulla sedia a rotelle, in prima fila, davanti ai sacerdoti e a fianco dell’ambasciatrice americana, e da lì hanno potuto vedere il passaggio di Papa Francesco e l’inizio della messa. Il Papa ci è passato vicino, molto vicino, la gente si è stretta intorno a lui e credo che abbia potuto sentire tutta l’accoglienza del popolo bengalese. “Il Papa fra noi” continuavamo a ripeterci!
In seguito abbiamo partecipato all’incontro con i religiosi, i sacerdoti e i seminaristi. Abbiamo accolto il Papa in festa, con il solo desiderio di una stretta di mano, una parola, uno suo sguardo.
Per me è andata così: dopo una lunga attesa in chiesa, poco prima dell’arrivo del Papa, un caro amico con un ruolo importante, mi ha fatto spostare in un posto strategico, vicino a dove sarebbe passato. Al suo arrivo, ho potuto incrociare il suo sguardo, dargli la mano e dire che sono qui a servizio dei malati di Lebbra. Ci tenevo che sapesse che ci sono ancora malati di Lebbra e c’è chi si prende cura di loro in nome di Gesù, ma anche un po’ in nome di Papa Francesco! Ho sentito la stretta della sua mano e non volevo lasciarla più, i suoi occhi si sonno fatti grandi e attenti quando ha sentito “malati di lebbra” e per me è come aver ricevuto una benedizione speciale.
Poi ho pensato alle parole che il Papa ci ha rivolto, parole che ci devono come sempre far riflettere: il Bangladesh è il Paese dove è più forte il dialogo interreligioso e dove le religioni cercano di vivere in armonia il più possibile. Un bel pensiero, molto significativo, una missione per noi.
Mi ha commosso la gioia dei miei pazienti, la tensione per non avere un posto adatto a loro: due pazienti sulla sedia a rotelle. Alla fine anche questo è diventato armonia e pace, tutto è andato bene.
Io sono sicura che la mia cura per loro ora sarà ancora più ricca di amore e di tenerezza, è come se Papa Francesco me lo avesse chiesto con quei suoi occhi sbarrati a guardarmi… e Gesù me lo ha ribadito attraverso il tocco della sua mano! E allora si riprende il cammino, quello di Avvento con una gioia in più nel cuore.
Grazie Papa Francesco! O meglio come hanno insegnato alla gente durante la messa di venerdì mattina:
W Papa Francesco e tutta la tua umanità!
sr. Roberta Pignone, Bangladesh