Nasceva nel 1953 la scuola materna delle Missionarie dell’Immacolata alla periferia di Monza, un’iniziativa all’insegna dell’accoglienza e dell’apertura.
Quando è nata, nel 1953, era volutamente una risposta a un bisogno delle periferie. E con spirito autenticamente missionario. Anche se le periferie, a quel tempo, erano quelle di Monza, nella Brianza milanese, abitate soprattutto da contadini, che non potevano permettersi di mandare i loro figli a scuola in città. A settant’anni di distanza, l’iniziativa delle Missionarie dell’Immacolata di creare una scuola dell’infanzia nella loro casa di Monza continua a rappresentare un servizio e un segno per molte famiglie del territorio. Che vi trovano – oggi come in passato – un contesto educativo, un’attenzione alla persona e un’apertura al mondo davvero molto particolari. Del resto, la stessa coordinatrice, suor Chiara Di Brigida, porta in sé tutte queste caratteristiche: formatasi come maestra di nido d’ospedale e poi di scuola d’infanzia, aveva già lavorato qui prima ancora di essere consacrata religiosa, per poi tornarvi nel 2022 dopo otto anni di missione nel Nord del Brasile, in periferie degradate e pericolose, segnate dalla miseria e dalla violenza dei narcotrafficanti.
A Villa Boschetto – come è conosciuta la casa delle suore a Monza – c’è tutto un altro clima, ma lo stesso spirito missionario di accoglienza e apertura. «Ho conosciuto un nonno che era stato da noi nel 1956, e che oggi accompagna i suoi nipotini!», porta ad esempio suor Chiara. La scuola materna accoglie attualmente una sessantina di bambini, con tutte le attenzioni e i metodi che si sono rinnovati nel tempo per rispondere a esigenze diverse e per offrire sempre nuovi stimoli. «In occasione dei 70 anni dalla fondazione, stiamo cercando di ritrovare le persone che hanno frequentato la scuola, e di ricostruire l’elenco delle suore e delle insegnanti che sono state coinvolte, per recuperare la storia di questa materna, ma anche per coinvolgere tutti in una grande festa a fine anno».
«Quando le mie consorelle hanno deciso di aprire questa scuola – continua suor Chiara – qui era tutta campagna e c’erano famiglie di agricoltori. La città di Monza era qualcosa di lontano e inaccessibile per molte di loro. All’inizio, le suore offrivano un’accoglienza informale ai bambini dei contadini; poi, un po’ alla volta, si sono organizzate e hanno creato questa scuola, che è stata una delle prime materne della zona, la prima privata. In tutti questi anni, le missionarie hanno cercato di rispondere alla necessità di istruzione che c’era in questo territorio, mantenendo il loro spirito missionario».
È quello che lei stessa prova a fare oggi, dopo gli anni difficili del Covid-19. Questo anniversario offre dunque l’occasione di un nuovo inizio, con tante iniziative e attività, che vanno oltre le mura scolastiche per coinvolgere sia le suore (anche quelle anziane) che vivono nella casa di Monza, sia soprattutto le famiglie. In un autentico clima di comunità. «Cerchiamo di mantenere uno stile semplice e sobrio, ma sempre molto accogliente. Puntiamo tanto sulle relazioni sia con le insegnanti che con le famiglie. Vorremmo che questa scuola fosse vissuta come un luogo sicuro e stimolante, un posto dove tutti si sentano accolti e accompagnati anche con la preghiera».
La centralità della relazione è qualcosa che suor Chiara si è riportata in Italia dalla missione in Brasile. «Lì il tempo è vissuto al ritmo del Rio delle Amazzoni e delle relazioni con gli altri. Ma anche qui c’è un grande bisogno di essere ascoltati e di una comprensione differente da quella che si vive nella frettolosa quotidianità. Spesso anche gli adulti cercano uno sguardo diverso e un tempo per stare insieme».
Certo, poi anche gli aspetti pedagogici sono molto curati e devono essere eccellenti. Ma il clima familiare e la condivisione caratterizzano questa scuola materna, dove non si perde occasione anche per fare festa. E forse pure qui c’è un po’ di spirito brasiliano… «Ogni festa è un’occasione per stare insieme anche tra generazioni diverse e per confrontarsi sui grandi temi che attraversano la vita dall’infanzia sino alla vecchiaia. Anche questo crea comunità».
Lo stesso vale per alcuni momenti forti dell’anno come il Natale e la Pasqua, ma anche l’Ottobre missionario, al quale danno il loro contributo pure i missionari del Pime con le loro testimonianze ai bambini. Inoltre, lo scorso anno, suor Chiara ha chiesto a tutte le consorelle che lavorano in altre scuole materne in giro per il mondo di mandare foto dei loro bambini, che poi sono state appese su una grande mappa nell’atrio della scuola. Anche questa iniziativa è stata un’occasione di conoscenza e di apertura a tante realtà del mondo. Allo stesso tempo, non sono mai venute meno l’attenzione e l’accoglienza per il “diverso” che è in mezzo a noi, per origine, religione o per qualche forma di disabilità… «Ci sono dei “no” che non voglio dire. Anzi, vorrei fare molto di più!», precisa suor Chiara. Che quest’anno ha detto «sì» anche all’esperienza del centro estivo, un sollievo per tante famiglie.
«In questi anni – riflette suor Chiara – ho imparato che missione è servire Cristo ovunque. Non è solo una questione geografica. Chi viaggia senza incontrare l’altro non viaggia, ma si sposta. Il mio viaggio oggi è stare qui e incontrare gli altri. E se la nostra materna diventa autenticamente un luogo di incontro, allora è vera missione. Non solo: sono convinta che questa piccola scuola debba essere un grande segno di speranza non solo per i bambini ma anche per le loro famiglie. Speranza di un mondo migliore in cui tutti possiamo essere operatori di pace».
Anna Pozzi, Mondo e Missione di ottobre 2023