Una spirale di violenza lo stava inghiottendo, finche nel suo cuore non si e insinuata una domanda: «Dove mi porta questa vita?»
Ho incontrato Jerry per la prima volta quando è stato ospite per un breve periodo della nostra comunità di suore ad Alotau. Trentenne, si era messo a disposizione della diocesi per dipingere i paramenti per la cattedrale in attesa di trasferirsi a Watuluma, dove era stato da poco chiamato a dirigere lo staff tecnico della scuola secondaria. Il suo sorriso, la sua affabilità e la trasparenza nel gestire i vari incarichi sono il segno di un cammino di rinascita che Jerry ha intrapreso qualche anno fa, lasciandosi alle spalle una storia complicata e dolorosa. Una storia che lo ha segnato profondamente, ma che non ha avuto l’ultima parola sulla sua vita.
Cresciuto ed educato in una famiglia cristiana, Jerry ha avuto l’opportunità di frequentare la scuola fino al grado 12 (la nostra terza superiore). Insoddisfatto della sua vita, durante gli ultimi anni si è aggregato a un gruppo di teppisti ed è finito come in un vortice che lo spingeva a osare sempre di più, a provare che era forte e non aveva paura di niente e nessuno.
Durante una delle sue scorribande è riuscito a impossessarsi di una pistola di grosso calibro, imparando a usarla in maniera disinvolta. Ai suoi occhi sembrava la vita perfetta: gli altri, quelli che lui e i suoi compagni consideravano deboli e inetti, gli portavano rispetto e tutto gli era dovuto. La spirale di violenza lo stava inghiottendo, finché nella sua mente e nel suo cuore non si è fatta strada una domanda, che ha messo in discussione la sua autostima: «Dove mi porta questa vita?». Ha le lacrime agli occhi mentre condivide con me questo momento. Mi confida che quella continua ricerca di soddisfazione personale sembrava non essere mai abbastanza; ma invece di riempire la sua vita gli procurava un senso di malessere che lo stava svuotando nel suo intimo e lo spingeva verso la deriva.
La paura delle ritorsioni del gruppo era forte, ma dentro di sé sentiva sempre di più il desiderio di fare verità e di riacquistare di nuovo la libertà. Gli insegnamenti e i valori cristiani ricevuti nell’infanzia non erano scomparsi del tutto, ma anzi lo stavano aiutando a trovare il coraggio di dare una svolta alla sua vita. Sentiva di dover passare per quello che lui stesso definiva il “tribunale della verità”, dove nessun’arma può celare chi davvero sei o chi debba guidare la tua vita. E così, senza più indugi, Jerry ha preso una piccola imbarcazione, si è diretto in alto mare e ha gettato la pistola in acqua. Abbandonava così tutte le sue sicurezze, sentendosi fragile come non mai, ma felice.
Jerry è stato poi riaccolto con gioia nella comunità cristiana, dove ha trovato supporto e solidarietà, e dove è diventato, a sua volta, segno di speranza per tutti, specialmente per quei giovani che vivono per le strade senza troppe prospettive tra violenza e droga. È una storia di rinascita che ha spinto anche la comunità ad acquisire più consapevolezza del disagio giovanile e a prendersi maggiormente cura delle fasce a rischio, creando una rete di aiuti che non coinvolge solo le istituzioni, ma soprattutto le famiglie in uno spirito di relazioni vere e di crescita umana e spirituale di tutti.
Chiara Colombo, Mondo e Missione di dicembre 2021