Dio si racconta nella storia secondo la capacità dell’uomo di comprenderlo.
Un´affermazione che colpisce per il limitarsi di Dio ma anche un´affermazione che sentiamo vera e comprensibile per un dio, il nostro Dio.
Anche noi giustamente, insegneremmo matematica in modo diverso a un bambino di sei anni, piuttosto che a un adolescente o ad un giovane universitario. Così Gesù, da buon pedagogo, rispetta i tempi e i momenti dei suoi uditori.
Durante il suo ministero pubblico aveva parlato piú volte agli Apostoli e alle folle: “Con molte parabole annunciava loro la Parola, secondo quello che potevano intendere”.
Si ritroverà a farlo ancora nel giorno della sua Risurrezione: spiegherá ai discepoli “in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui!” pur constatando la loro durezza di cuore.
Aveva cercato e trovato nelle Scritture il significato della sua esistenza, le ragioni del suo cammino. Il senso della sua vita e della sua morte erano racchiusi in esse. Troppo bello per non parlarne. Come un maestro, conduce i discepoli a questa comprensione, li fa parlare, raccontare, sfogarsi e cerca di attivare in essi la memoria. Li situa nell’insieme del progetto di Dio che veniva da Mosè e dai Profeti. Indica così che la storia non era sfuggita dalla mano del Padre suo. Da vero amico ricorda agli amici ciò che avevano dimenticato. Li inviterá a toccarlo, a mangiare con Lui. A credere alle donne. Aspetterà che si aprano loro gli occhi.
Li rimprovera per non saper fare lo stesso. “Stolti e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti!”. Fa così anche oggi, con ciascuno di noi. Ci invita a ritrovare nelle Scritture ció che si riferisce a Lui e ciò che si riferisce a noi, in ogni momento della vita.
Ci introduce nel tempo della ricerca, della preghiera, nel tempo del silenzio e della contemplazione. Il tempo dello Spirito…Un tempo sempre aperto perché ciascuno possa ritrovarsi e ritrovarLo.
Un tempo per l´annuncio tra dubbi e certezze, fede e incredulitá, senza per questo rinunciare al compito della missione. Non c’è da temere, Gesù ha messo in conto la lentezza con cui si diffonderà nel tempo il suo messaggio. Continua ad aspettare i nostri tempi e a rispettare i nostri passi.
Anche nelle pagine della nostra rivista si ritrovano gli echi di questi calcoli, in cui Gesù ha già preventivato la nostra durezza di cuore e la nostra poca fede. Li ritroviamo nelle esperienze e nelle scoperte di fratelli e sorelle sul cammino del discepolato e della missione.
Lentamente la sua Parola si fa strada a Cuba. Lentamente la fraternitá cambia il volto di una favela a San Paolo. Lentamente la libertá trova accoglienza e riconoscimento in Sudafrica. Lentamente gli anni della rivoluzione sessantottina portano frutto.
A volte basta un click perché il cuore si apra all´accoglienza di un fratello migrante, altre volte é necessaria una regia più paziente e perseverante, educata alla scuola dell´amore. Gesú non sembra avere fretta. Lo Spirito neppure.
Avrà molte cose da dirci a suo tempo… in ogni tempo della storia. Camminiamo insieme per riconoscere il nostro cuore che arde, nell’averLo come compagno lungo la strada!