IL CONTESTO DELL’ENCICLICA
L’anno 2015 rappresenta una tappa fondamentale nel cammino dell’Umanità. La voce profetica di papa Francesco ha rivolto al Mondo intero un severo monito circa la necessità di ascoltare il grido dei poveri e il grido della Terra.
Con la pubblicazione dell’enciclica “ Laudato si’ “, la prima nella storia della Chiesa che mette in relazione il degrado umano e quello ambientale, il Papa ci ha ricordato anche che noi uomini siamo chiamati a partecipare all’opera di Dio per curare e custodire responsabilmente la Creazione, al fine di renderla sempre più bella e per vivere in piena armonia con essa.
Nello stesso anno è stato raggiunto a Parigi un accordo universale tra 195 Paesi, nell’ambito della Conferenza internazionale per il Clima (COP 21), avente come obiettivo la riduzione sensibile delle emissioni di gas serra, l’abbandono progressivo dei combustibili fossili e il contenimento dell’aumento di temperatura media del Globo non oltre 1,5 °C, a partire dal 2020. Va detto, in linea generale, che alle buone intenzioni non hanno fatto seguito poi le buone pratiche.
Sempre in quell’anno è stato fondato il GCCM (Movimento Cattolico Mondiale per il Clima), un movimento mondiale di impegno dei cattolici contro i cambiamenti climatici.
Esso si sviluppa attraverso alleanze tra realtà cattoliche già esistenti e con la creazione dei “ Circoli Laudato si’ “. Il tutto con una dimensione operativa sia sul piano spirituale sia su quello civile, per modificare gli stili di vita personali ed agire nella Società attraverso un serio impegno politico.
Pochi anni dopo (2018) è esploso, nel panorama ambientalista, il movimento dei giovani per il clima “Friday for future” innescato dalla testimonianza tenace di Greta Thunberg, una giovane attivista svedese che si batte per uno sviluppo sostenibile e per contrastare il grave cambiamento climatico che minaccia l’esistenza stessa della vita sulla Terra.
Sullo sfondo, un Pianeta sempre più gravemente malato, ferito a morte dall’avidità dell’uomo che a folle velocità ne sta rapinando le risorse naturali, secondo un “paradigma tecnocratico” volto solo ad accumulare ricchezze nelle mani di pochi, insensibile ai danni enormi arrecati alla nostra Casa comune e alla vita milioni di esseri viventi (piante, animali e uomini).
L’era attuale è stata definita dagli scienziati con il termine “antropocene”, perché le profonde e rapide modificazioni in atto nel Pianeta sono prodotte dalla mano dell’uomo e non sono invece conseguenza di fenomeni naturali che si attuano lentamente nei secoli. A causa di ciò è già in corso la sesta estinzione di massa che comporterà la scomparsa di interi ecosistemi e di migliaia di specie viventi.
ALCUNE PECULIARITÀ DELL’ENCICLICA
Tutto è connesso ci spiega papa Francesco. Non ha senso oggi affrontare le conseguenze dei gravi mutamenti climatici senza cogliere il nesso con tutti gli altri aspetti dell’agire dell’uomo: le scelte politiche mondiali asservite agli interessi dei grandi gruppi finanziari che determinano degrado ambientale e una pessima qualità di vita particolarmente evidente nelle aree a maggior tasso di distruzione di habitat. Non è pensabile un approccio esclusivamente ecologico alla questione tralasciando l’approccio sociale.
L’uomo non è altro rispetto alla Natura, non si può illudere di poter stare a guardare da fuori come essa vada in rovina per la sua cattiva gestione, senza capire che è destinato a condividerne la cattiva sorte in mancanza di rapidi interventi riparatori, peraltro già tardivi.
È necessaria una conversione ecologica integrale di ciascuno di noi, che sia culturale economica e politica. Va messo al primo posto il rispetto per ogni essere vivente. La ricchezza della biodiversità è un pilastro fondamentale della vita sulla Terra.
Tuttavia non sono credibili quanti si battono per difendere le foreste o le specie animali a rischio di estinzione e poi si dimostrano indifferenti rispetto alla pratica dell’aborto che sopprime milioni di vite. Ogni essere vivente è stato pensato e voluto da Dio ed è una ricchezza in sé; ha diritto ad esistere in piena dignità e questo diritto non è disponibile ad alcuna manipolazione.
Il titolo stesso dell’enciclica richiama l’immagine di san Francesco che, spogliandosi materialmente di tutto, si rivolge al Padre celeste lodandolo insieme a tutte le sue Creature, di cui ne esalta la bellezza.
L’uomo ha perso la capacità di contemplare il Creato, dono di Dio, e di stupirsi di fronte alle sue infinite meraviglie. Non si spiega altrimenti il suo cieco accanimento nel voler trarre profitto dalla progressiva distruzione degli ecosistemi da cui estrae ricchezze in quantità sproporzionate, illudendosi che il Pianeta abbia risorse infinite. È una febbre che divora tutto e subito a vantaggio di pochi e penalizza gravemente larga parte della popolazione mondiale e le generazioni future.
Ciascuno di noi ha il dovere di porre in essere gesti di grande responsabilità, a partire da piccole azioni quotidiane, come evitare lo spreco di acqua, lasciare accese le luci dove non servono, differenziare coscienziosamente i rifiuti, rifuggire da un uso smodato della plastica, eccetera. Nessuno è escluso dalla chiamata all’impegno per la cura del Creato.
Lasciamo spazio allo Spirito Santo perché operi dentro di noi una piena conversione ecologica spirituale.
E LA MISSIONE?
Esiste una relazione tra la chiamata ad una conversione spirituale e la natura missionaria della Chiesa? Certamente sì!
La conversione ecologica spirituale non può che nascere, infatti, dall’incontro con Cristo in cui, come dice san Paolo, sono ricapitolate tutte le cose secondo il disegno di Dio.
“Poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito 10 per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra.” (Ef 1, 9-10)
Parlare di Gesù a chi non lo conosce, o riproporlo a chi frettolosamente lo ha messo da parte, non vuol dire forse affermare anche una spiritualità ecologica? Perché “… ciò che il Vangelo ci insegna ha conseguenze sul nostro modo di pensare, di sentire e di vivere.
Non si tratta tanto di parlare di idee, quanto soprattutto delle motivazioni che derivano dalla spiritualità al fine di alimentare una passione per la cura del mondo.” (LS 216)
Papa Francesco precisa poi che “La conversione ecologica che si richiede per creare un dinamismo di cambiamento duraturo è anche una conversione comunitaria” (LS 217)
Ed infatti “I talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio” (LS 14)
La Chiesa in cammino missionario costruisce incessantemente comunione e fraternità tra gli uomini, perseguendo una sobria felicità che deriva dalla capacità di vivere in maniera distaccata dai beni non essenziali e avendo a cuore la cura della Natura che “ è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme” (LS 228)
Tutto è connesso nella Creazione; vano sarebbe procedere ad analisi settoriali ed alla ricerca di soluzioni parziali che non ci porterebbero né a cogliere i legami strettissimi tra i molteplici aspetti della Vita sulla Terra né a risolvere i problemi.
Tutto è connesso alfine e tutto è ricapitolato in Cristo Gesù nostro Signore.
Gennaro, Gruppo Laici Mdi, Pozzuoli Italia.