Dopo tre anni a Djalingo, mi ritrovo a fare un bilancio dell’esperienza di “grazia” che il Signore mi ha donato al centro di formazione femminile. Timorosa all’inizio della responsabilità da assumere, soprattutto perché non sono capace nemmeno di attaccare un bottone, mi sono ritrovata davanti ad un mondo giovanile da conoscere e a tante ragazze da accompagnare.
Mi veniva chiesto di coordinare il centro e le insegnanti, tutte donne, e occuparmi della gestione finanziaria e amministrativa. Dopo tre anni di lavoro, il centro è autonomo ed autosufficiente ed è, posso dirlo, uno dei migliori tra i 7 della diocesi.
In realtà il lavoro più bello è stato quello di ascoltare la vita di queste giovani provenienti da contesti diversi, accompagnandole come sorella maggiore. Ragazze adolescenti con scarsa scolarizzazione; fragili come tutte le altre, desiderose di scoprire il mondo, con un desiderio e sogno grande: avere un giorno una macchina da cucire per poter lavorare e guadagnare qualcosa per sè e per la famiglia. Piccole donne che la famiglia e la società, fondamentalmente maschilista e autoritaria, vede come coloro che sono capaci solo di preparare da mangiare e fare figli.
Queste ragazze chiedevano di venire al centro come ultima possibilità e prima del matrimonio. Purtroppo molte di loro non hanno terminato il ciclo di tre anni perché i genitori hanno deciso di farle sposare. Nel mio lavoro, ho cercato di trasmettere loro l’entusiasmo e il desiderio grande di cambiare, dicendo loro:
Al di là di quello che la famiglia o la società pensi di te, tu ha dei doni che, se scoperti e utilizzati, cambiano la tua vita e quella degli altri.
Abbiamo iniziato un dialogo di fiducia e ascolto reciproco. Le ragazze hanno iniziato a sognare e siamo riuscite insieme a rinnovare i corsi scolastici, anche inserendo lo studio dell’inglese. Una bella sfida per le ragazze che quasi non parlavano nemmeno il francese. Abbiamo iniziato attività sportive e lavori da presentare e da vendere. All’inizio nessuno ci ha creduto; anche la comunità era perplessa, ma dopo tre anni i frutti sono arrivati.
Ragazze timide e con poca stima in se stesse sono diventate donne fiere di quanto appreso e qualcuna, come Rosaline, è già una piccola imprenditrice con grandi sogni, soprattutto quello di allargare il suo atelier di sartoria in un piccolo villaggio dove adesso è rispettata e valorizzata, lei che non aveva neanche i soldi per pagare la retta scolastica.
I giovani hanno bisogno di qualcuno che stia al loro fianco, di adulti che li accompagnino nel cammino della vita, che sappiano incoraggiarli per affrontare e superare i timori o la paura di realizzare cose grandi e cambiare il mondo. I giovani hanno entusiasmo, sogni e desideri grandi; a noi – fratelli e sorelle maggiori – il compito di sostenerli perché non perdano la speranza e realizzino il grande Sogno di Dio, un’umanità più umana, dove l’altro è un fratello, una sorella da amare.
Sr. Lucia Cavallo – Camerun