Le immagini drammatiche della devastazione del terremoto in Siria e Turchia hanno dato il via a una gara di solidarietà, ma anche suscitato la mai sopita domanda che alberga nel cuore dell’uomo: perché? Perché, Signore? Non è questo il contesto dove abbozzare una risposta sul piano filosofico o teologico a questo interrogativo lacerante. Qui raccontiamo però il lavoro dei missionari nel mondo, che non risponde direttamente alla domanda ma porta una compagnia, una presenza: quella di Dio, che si fa reale attraverso chi lo annuncia.

Padre Marco Frattini, dal Ciad, parla così della sua gente: «Oggi non li vedo più come poveri, ma come persone con cui ho una relazione di amicizia». Questo è il cuore dell’azione del missionario: diventare amico di chi incontra sulla sua strada, essere il compagno che porta Cristo sempre con sé.
Di fronte alla tragedia della Turchia e della Siria, la generosità di molti sta permettendo di raccogliere fondi per sostenere queste popolazioni. Ma il denaro non basterà. Ricostruire gli edifici non sarà sufficiente.

Servirà ricostruire l’uomo, un lavoro che non si fa col denaro ma con l’amicizia disinteressata, cercando il senso delle cose accompagnati da relazioni vere e profonde. E in questo i cristiani hanno un ruolo peculiare, perché portatori di colui che è il senso delle cose: il Signore Gesù.
La povertà profonda del Ciad non può essere nemmeno alleviata dall’opera dei missionari. Ciò che essi possono offrire sono gesti che esprimono vicinanza e cura, proprio come faceva Gesù con i poveri e i malati che incontrava. In questo numero ti proponiamo di sostenere il fondo S147 “Emergenza terremoto Turchia e Siria”: già da ora voglio esprimere il nostro grazie a nome di tutte le popolazioni colpite.

Ti chiedo però di accompagnare questo gesto con uno che guardi ai cuori feriti da questa tragedia, all’estrema povertà dei popoli del Ciad, alla sofferenza di tanti contesti difficili del mondo. Questa vicinanza si esprime con la preghiera e l’amicizia. I miei anziani genitori ogni sera recitano il rosario insieme davanti al televisore, altri trovano il modo per esprimere affetto a chi è solo o in difficoltà. Ognuno deve cercare la propria modalità per partecipare alla salvezza del mondo. Dalla presenza dei missionari in Ciad, al rosario serale dei miei genitori, fino alla serata passata ad ascoltare le fatiche e le gioie di un amico, tutto ciò salva il mondo, perché Cristo passa così, dentro le relazioni che accolgono Lui, anche in maniera inconsapevole.

Mario Ghezzi, Mondo e Missione di marzo 2023

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