Siamo venuti a Roma in 25 tra missionari, missionarie, laici, laiche, indigeni e ribeirinhos (abitanti dei villaggi lungo il fiume) della Pan Amazzonia per vivere con Papa Francesco e la Chiesa universale il Sinodo dei vescovi per l’Amazzonia, un momento storico per tutta la Chiesa.
Siamo già alla fine della prima settimana! Per altre due settimane, l’Amazzonia sarà al centro di grandi dibattiti. In molti impareranno ad amarla ed a conoscerla.
Se si vuole descrivere l’Amazzonia attraverso numeri bisogna usare solo unità di misura molto grandi: ha una estensione di 7,8 km², praticamente grande come l’Australia; 3 milioni di indigeni suddivisi in 390 popoli, il più ricco e complesso ecosistema, ancora non del tutto scoperto; 20% dell’acqua dolce non congelata del mondo, ma sembra che qualcuno voglia distruggere questa meraviglia della Creazione considerandola un impedimento allo sviluppo. Tuttavia già a partire dal 2015 con la “Laudato Sii” il Papa diceva dove dirigersi per vedere la nuova frontiera dell’evangelizzazione: la difesa dell’ecologia integrale. Considerare l’essere umano unito al resto della creazione e non isolato nella sua specie.
Dopo un lungo processo di preparazione, l’Amazzonia con la sua cultura, riti, ricchezza, diversità, esuberanza e immensità, ma anche con lo sfruttamento, la distruzione, le minacce, gli assassinati, entra da protagonista nella sala sinodale.
I primi giorni della nostra permanenza a Roma sono stati molto intensi. Il primo gesto ufficiale è avvenuto il 4 ottobre con un momento di preghiera nei Giardini Vaticani, durante il quale il Sinodo è stato consacrato a San Francesco di Assisi e messo sotto la sua protezione perché modello imprescindibile di amore e cura della creazione. Assisi insieme al Papa, al Cardinale Hummes e Cardinale Turkson.
I giorni sono proseguiti con una Veglia, molto partecipata il sabato sera (5 ottobre) e la Messa di apertura ufficiale del Sinodo (domenica 6 Ottobre),
Lunedì abbiamo vissuto il momento per me più forte: siamo stati invitati a preparare la preghiera iniziale della prima sessione sinodale. San Pietro era chiusa al pubblico, solo noi dentro in attesa del Papa e dei padri e delle madri sinodali, un buon gruppo di 50/60 persone provenienti dalla Pan-Amazzonia, o che là spendono la vita. Ho pensato: “Per la prima e con molta probabilità l’unica volta, l’Amazzonia è padrona di San Pietro e può esprimere la sua bellezza e allegria”.
Ci sentivamo proprio padroni, solo noi, cantando e danzando al passo e con i suoni dei nostri fratelli indigeni.
Il Papa, nella breve processione verso la Sala Sinodale, ha camminato in mezzo a noi, il pastore con il suo gregge, allegro, sorridente, disposto a tutte le richieste, una foto, una stretta di mano, una parola e qualcuno, con l’audacia di chi non può contenere la gioia, gli ha dato anche un bacio sulla guancia.
Tuttavia l’apice del significato simbolico di ciò che stava succedendo ancora non era stato raggiunto. Tra gli oggetti che erano stati portati in processione c’erano i pannelli di molti martiri dell’Amazzonia. Davanti alla porta della Sala Paolo VI abbiamo dovuto fermarci e passare i vari simboli a chi entrava e, insieme alla canoa, al remo e alla rete, sono entrati anche i pannelli dei martiri. Sappiamo che nel Sinodo possono entrare solo quelli chiamati a partecipare, ma in questo caso è entrato qualcuno che non aveva l’autorizzazione. Si, è stato molto toccante vedere i pannelli dei martiri entrare in processione con i padri e la madri Sinodali.
Adesso loro sono nella sala Sinodale come fonte di ispirazione per la profezia e l’audacia di cercare nuovi cammini per la Chiesa e una ecologia integrale!
Sr. Laura Valtorta, Provincia Brasile Nord