Ciò che resta è l'amore

Quattro sorelle Kumagay e quattro Missionarie dell’Immacolata brasiliane di origine giapponese. Sono sr. Veronica, sr. Margarida, sr. Paola e Sr. Lourença. Ci hanno lasciato una preziosa testimonianza di santità missionaria.

Ciò che resta è l'amore

Le sorelle Kumagay con la loro famiglia

È ancora vivo il ricordo delle quattro sorelle di discendenza giapponese, membri della nostra Congregazione, che hanno ormai terminato il loro cammino in questa terra e lo continuano in cielo. È bello ricordare ciascuna che, animata da grande passione missionaria, ha espresso nell’attività apostolica il proprio modo di vivere la missione offrendo la propria vita per altri a servizio del Regno di Dio.

Sr. Veronica Kumagay, dedicata alla causa indigena ha lavorato molti anni con il popolo Sateré Mawé tanto da assumerne alcune caratteristiche: il modo di camminare, di rapportarsi con la natura, il ritmo di vita intenso e pacato allo stesso tempo. La causa indigena: una passione che l’ha accompagnata per molti anni e per cui era disposta a sacrificare ogni istante della propria vita. Nella Chiesa centrale di Maués c’è una vetrata ne raffigura un bellissimo ritratto ed è bello vedere come il popolo Sateré Mawé la ricorda con affetto.

Sr. Margherita Kumagay, dedita alla cura dei malati con trattamenti della medicina naturale, ha svolto gli ultimi anni di servizio missionario in Antonio Gonçalves, nello stato della Bahia. Ha accompagnato e curato molte persone ridando gioia e speranza, agendo con coraggio e determinazione a servizio degli ultimi. La sua memoria risuona ancora oggi nelle città in cui è passata operando il bene e le opere da lei iniziate continuano nelle mani di professionisti e laici che la ricordano con affetto.

Sr. Paula Kumagay, donna allegra e piena di speranza. Ha donato la vita ponendosi a servizio di Dio e degli ammalati, di cui si prendeva cura con pazienza e dedizione. Attuando nelle Comunità Ecclesiali di Base ha imparato a vivere sempre più la condivisione ed è cresciuta nell’amore alla Parola che trasforma la realtà e ai poveri che ha sempre servito con amore e perseveranza. Al sapere della sua dipartita molte persone hanno manifestato dispiacere e affetto ricordando i bei momenti vissuti al suo fianco.

Donne decise e testimoni credibili che hanno segnato la storia di persone e luoghi dove sono passate e che continuano ad essere ricordate per la passione che le animava in tutto ciò che facevano.

Ciò che resta è l'amoreNe era rimasta una delle sorelle kumagay: sr. Lourença. Ci ha lasciato nel mese di aprile di quest’anno, ma la testimonianza delle sorelle che le sono state accanto negli ultimi momenti tocca il cuore: è morta ringraziando le sorelle e le badanti che le sono state accanto, assistendola con amore. Ha testimoniato fino all’ultimo respiro che vivere la fraternità è possibile anche tra persone che non sono nate nella stessa famiglia e di nazionalità diverse.

Raccogliendo la testimonianza di sr. Eletta Nava (italiana) e sr. Maria Neide Correa de Castro (Brasiliana – Amazonense), entrambe Missionarie dell’Immacolata, che hanno vissuto con lei diverse tappe della vita, ne emerge un profilo che ci aiuta a comprendere che la semplicità ed il servizio è la caratteristica dei “santi della porta accanto” come li definisce papa Francesco.

Per sr. Eletta è stata una vera sorella spirituale. Ha vissuto con lei nel lebbrosario di Marituba, in seguito, per vari anni, in Macapá e a Manaus, ultima comunità in cui sr. Lourença ha vissuto prima di essere trasferita nella casa per sorelle malate, nella città di Bragança Paulista. Racconta:

“Era una persona di pace, di grande generosità, saggia, silenziosa, attenta e sincera. Abbiamo sempre collaborato molto nelle diverse attività. A Manaus è stata una testimonianza soprattutto nei sei mesi in cui abbiamo dovuto assistere la sorella sr. Veronica, nel lungo periodo vissuto in ospedale. Sr. Veronica la vedeva come la sua mamma, sia per la delicatezza, sia per la somiglianza fisica. La sua presenza era serena anche se di poche parole. Quando arrivava Lorenza, sr. Veronica si illuminava.

Difficilmente si arrabbiava. Le sorelle dicevano che sr. Lorenza non sapeva litigare. Accompagnava le persone in un modo tutto particolare: le seguiva fino alla fine ed esse creavano con lei un legame profondo. Aveva le caratteristiche della madre: vedeva ciò che non andava, ma comprendeva e scusava, non sapeva correggere. Ci completavamo ed era bello lavorare insieme. Coraggiosa e molto obbediente, chiedeva sempre il parere, ma sapeva fare molto bene ciò che le era affidato. È stata una testimonianza bella che non dimenticherò. Ci volevamo molto bene”.

Sr. Neide ha condiviso con lei parte del periodo di maggior fragilità a causa della malattia:

“Nel poco tempo in cui ho vissuto con sr. Lourença, nella casa di accoglienza delle nostre sorelle anziane e malate a Bragança Paulista, ci sono stati momenti che mi sono rimasti impressi. Nonostante la fragile salute, sr. Lourença era sempre allegra e contenta.

Ciò che resta è l'amoreUna delle virtù che mi ha maggiormente colpito è stata il suo atteggiamento di servizio. Era sempre pronta a collaborare, ad aiutare in ciò che in quel momento era più necessario. Quando ritornavamo dal supermercato, arrivava sorridente dicendo: “posso lavar la frutta e la verdura”. La lasciavamo fare perché servire la rendeva felice.

Non l’ho mai sentita lamentarsi, faceva le attività e gli esercizi suggeriti dalla persona che si prendeva cura di lei con gioia. Era sempre presente nei momenti di preghiera della comunità e, anche se con fatica, voleva proclamare i salmi con la sua voce fievole e stanca.

Per me è stata un esempio ed una grande testimonianza di vita di una vera missionaria, mossa da una grande passione.”

La vita semplice e donata parla da sé, senza grandi discorsi. Ciò che resta, in fondo, è sempre l’amore che si manifesta nelle piccole cose.

Sr. Rosanna Marchetti, provincia Brasile Nord

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