Imparare comincia dallâosservare. Sembra facile a dirsi, ma se ci soffermiamo davvero a pensare dobbiamo ammettere che tante cose ci impediscono di osservare bene: i pregiudizi, le paure, le insicurezze, le proprie idee⊠Per me, questi primi mesi in Bangladesh (dopo il mio arrivo a Dhaka il 30 ottobre 2019), costituiscono sicuramente il tempo dellâimparare. Imparare una nuova lingua, imparare a stare in equilibrio in un nuovo clima, con una alimentazione diversa, imparare ad accettare le proprie difficoltĂ e le tante volte che non capisci cosa ti succede intorno.
Si, Ăš il tempo dellâimparare, ma Ăš anche il tempo dellâosservare? Per osservare ci vuole pazienza, umiltĂ , silenzio, per osservare molte volte bisogna tacere. La possibilitĂ di osservare allora per molta parte dipende da me! Nel periodo natalizio passato da poco ho avuto lâopportunitĂ di trascorrere 10 giorni a Muladuli, comunitĂ apostolica MdI inserita in una zona di villaggi, dove le nostre sorelle lavorano nellâevangelizzazione, nella cura della parrocchia, nella visita alle famiglie e nella scuola. Questo Ăš stato per me un tempo favorevole per osservare, in particolare sr. Gertrude e sr. Filomena, da tanti anni Missionarie dellâImmacolata in Bangladesh.
Un giorno vado in visita al villaggio vicino con sr. Filomena, insieme al parroco andiamo per una messa allâaperto in una zona un poâ piĂč remota. Finita la messa, come Ăš tradizione dellâospitalitĂ bengalese, ci offrono da mangiare. Vedendo che a mangiare con le mani come si usa qui non sono molto a mio agio, cercano subito una forchetta. Trovata. Io sono un poâ alle prime armi con il bengalese, ma sempre ci tengono che io possa dire o capire qualcosa, per farmi sentire inserita, parte della comunitĂ . Allora il padrone di casa, un uomo sui 40 anni, mi dice: âLo sai, questa suora, sr. Filomena, era al matrimonio dei miei genitori! E conosce tutti i miei figli e i miei nipotiâŠ4 generazioni!â. E io osservo.
Un pomeriggio dopo Natale andiamo a piedi a fare visita nelle case, per portare un saluto e vedere come stanno i nostri cristiani del villaggio. Tutte le case qui sono costruite secondo le possibilitĂ economiche in terra o fango o raramente in muratura, con un piccolo orto e dove Ăš possibile una mucca o una capra per il mantenimento della famiglia. Vedo sr. Filomena che entra decisa in un cortile e guardando verso lâorto dice: âBĂš, quando Ăš che hai piantato questo? Non lâho mai visto nel tuo orto. E quanti germogli il tuo albero questâanno, vedrai che arriveranno tanti frutti! Rendiamo grazie a Dio.â E io osservo ancora.
Ed Ăš lĂŹ che mi sembra di imparare, di deviare per un attimo da unâidea di missione risolutiva, organizzativa, decisionale, che prepara programmi, che cambia le cose⊠Per respirare una missione che resta, che resta al fianco delle persone, che vive con, che nellâordinario si fa presenza semplice e trasparente della cura di Dio.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrĂ a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete piĂč di molti passeri! (Mt 10, 29-31)
Per un cuore che ama, tutto dellâaltro Ăš degno di attenzione: cosa hai mangiato, come hai dormito, che verdura coltivi nel tuo orto, chi sono tutti i membri della tua famiglia⊠E in quella cura per i tanti che vivono spesso dimenticati dalla cultura dominante possiamo tutti, come cristiani e missionari, essere presenza che riscopre e trasforma la realtĂ in cui siamo nel luogo amato da Dio. Unâavventura bellissima!
âŠE la formazione continua!
sr. Lorenza Radini, Bangladesh