giornata mondiale della pace 2023

Nessuno può salvarsi da solo” è il titolo del 56º messaggio per la giornata mondiale della pace scritto da Papa Francesco.
Dopo la notte della pandemia, che ha destabilizzato la nostra vita e le nostre abitudini, dice il Pontefice, siamo chiamato a chiederci: “che cosa abbiamo imparato da questa situazione di pandemia? Quali nuovi cammini dovremo intraprendere per abbandonare le catene delle nostre vecchie abitudini, per essere meglio preparati, per osare la novità? Quali segni di vita e di speranza possiamo cogliere per andare avanti e cercare di rendere migliore il nostro mondo?”

Domande a cui dovremmo rispondere insieme, continua Papa Francesco, perché “il Covid-19 ci lascia in eredità è la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo. È urgente dunque ricercare e promuovere insieme i valori universali che tracciano il cammino di questa fratellanza umana”.
D’altra parte il Covid ci ha permesso di fare anche scoperte positive: “un benefico ritorno all’umiltà; un ridimensionamento di certe pretese consumistiche; un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia a uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni; nonché un impegno, in certi casi veramente eroico, di tante persone che si sono spese perché tutti potessero superare al meglio il dramma dell’emergenza”.

Il Papa prosegue dicendo che dopo il Covid è arrivata un’altra sciagura, quella della guerra in Ucraina che si unisce ai tanti conflitti già in atto. “Mentre per il Covid-19 si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato (cfr Vangelo di Marco 7,17-23).
Cosa, dunque, ci è chiesto di fare? Anzitutto, di lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune, con un senso comunitario, ovvero come un “noi” aperto alla fraternità universale”.

Un mondo nuovo sarà possibile solo se ci spendiamo insieme, con uno spirito altruista ispirato all’amore misericordioso di Dio. Solo così contribuiremo a edificare il Regno di Dio, che è Regno d’amore, di giustizia e di pace.

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