L’EDITORIALE
Da questo numero, Mondo e Missione apre una collaborazione nuova e stabile con le Missionarie dell’Immacolata. Per poter dare ai nostri lettori una visione più completa della missione ad gentes.

La mattina di Pasqua tre donne andarono al sepolcro e lo trovarono vuoto. Maria Maddalena per prima incontrò il Signore risorto: lì per lì non lo riconobbe, ma appena Lui le rivolse la parola si gettò ai suoi piedi e avrebbe voluto trattenerlo. I discepoli arrivarono in seconda battuta a incontrare e riconoscere Gesù risorto: le donne li avevano preceduti, avevano preparato loro la strada affinché potessero riconoscere e accogliere l’infinita bellezza della risurrezione. Nella mia esperienza di missionario ci sono sempre state alcune figure femminili che mi hanno accompagnato nell’impegno pastorale nei diversi ambiti in cui sono stato chiamato a lavorare. Donne che avevano intuito molto bene l’importanza di Gesù per se stesse, per la loro famiglia, ma anche per la vita della comunità e del loro intero Paese. E ho sempre voluto e cercato la loro collaborazione perché l’intuito femminile arricchiva e completava la mia visione, spesso un po’ miope, delle cose. Quante volte, ascoltando suor Agnese a Phnom Penh, mi sono detto: «Io non c’ero proprio arrivato a capire questa cosa!».

Nell’ultima missione dove ho operato in Cambogia, a Ta Khmau, sono stato affiancato da diverse donne, madri di famiglia con figli e tanto lavoro per gestire la casa; eppure hanno sempre trovato tempo ed energie per essere figure di riferimento per la comunità cristiana. In particolare una di loro, Sochie, mi ha dimostrato con grande evidenza come la sua presenza nel team pastorale fosse essenziale, perché lei arrivava dove io non potevo. Entrava nelle case dei cambogiani con un sorriso e una parola di simpatia, incontrava persone laddove io non avrei potuto farlo. Costruiva relazioni con bambini, adolescenti, giovani, adulti e anziani e li portava tutti alla missione la domenica per la catechesi, qualcuno per la Messa, altri per un momento di festa, altri per un bisogno particolare. E smuoveva me portandomi dove io non avrei mai osato, nei meandri delle periferie di Phnom Penh e di Ta Khmau.

Da questo numero, Mondo e Missione apre una collaborazione nuova e stabile con le Missionarie dell’Immacolata, comunemente conosciute come “suore del Pime”. La loro fondazione è ispirata al carisma dell’Istituto, missionarie autentiche come ogni missionario del Pime. Con noi condividono, ormai da decenni, alcuni Paesi di missione e anche alcune presenze sul territorio, Italia inclusa. Collaborazione stretta e stima reciproca fanno parte della nostra storia e da oggi ciò emergerà anche dalle pagine di questa rivista. Servivano anche qui il punto di vista, l’esperienza e la lettura della realtà propri della nostra costola femminile, per poter dare ai nostri lettori una visione più completa della missione ad gentes. Pime e Missionarie dell’Immacolata: uomini e donne innamorati di Cristo, con la valigia in mano pronti ad andare laddove Lui non è conosciuto. Possibilmente insieme.

Mario Gezzi, Mondo e Missione
Mondo e Missione – Gennaio 2020

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