Sono nata a Parintins, nell’Amazzonia brasiliana, in una famiglia semplice e fin da piccola ho appreso dai miei genitori i valori della vita cristiana, l’amore a Gesù e a Maria, e l’importanza di avere un cuore generoso e pronto ad aiutare il prossimo.

Un giorno mi ha molto colpita un documentario su una regione devastata dalla guerra civile in Africa. L’immagine dei campi di rifugiati, senza le più elementari condizioni per sopravvivere, mi ha toccata profondamente. Pensavo che avrei dovuto fare qualcosa per aiutare le persone più bisognose. Ero molto giovane, ma quell’idea non mi è più uscita dalla mente e dal cuore.

A 15 anni ho iniziato a collaborare nella catechesi in parrocchia e vedendo la dedizione delle Suore Vincenziane e dei Padri del Pime ho cominciato a pensare alla possibilità di diventare suora.

Un giorno, dopo l’incontro di catechismo con i bambini, ho ricevuto la rivista di catechesi “Missao Jovem”, pubblicata dai padri del Pime, ed è stato là che ho trovato il nostro indirizzo, mentre la sfogliavo senza troppa concentrazione. Quando ho letto “Missionarie dell’Immacolata”, credo di aver esclamato come M. Igilda: “Ho trovato, voglio essere missionaria!”. Subito dopo ho scritto una lettera chiedendo informazioni sulla Congregazione.

Ed eccomi qui. Durante questi oltre dieci anni di vita consacrata ho vissuto molti momenti significativi, e uno mi ha toccato in modo particolarmente profondo. Il 10 gennaio scorso ho visitato un campo di rifugiati a Calais, in Francia, con un gruppo del Cenacolo Missionario e, nel vedere quella realtà, mi sono venute alla mente, come in un replay, le immagini del documentario di molti anni prima. L’aver visitato il campo e aver aiutato nella distribuzione di alimenti ai rifugiati, scambiando due parole con loro, mi ha fatto ripensare alla realtà che aveva risvegliato in me il desiderio di essere missionaria.

Oggi ringrazio Dio per il dono della vocazione missionaria e per tutte le opportunità che mi ha dato di viverla nella concretezza. Ringrazio le persone che incontro nella condivisione della vita, le persone che mi aiutano rafforzando la mia fede e la mia vocazione. Ringrazio anche per le sfide di oggi, e per quelle che verranno. Ho raggiunto da qualche tempo la missione di Hong Kong e sento forte come anche qui posso contare sulla presenza di Gesù: “senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5).

Una delle Parole che mi hanno sempre accompagnato è l’invito a non temere, a non aver paura e, in questo anno del Sinodo, è la stessa cosa che direi ai giovani:

non intimoritevi, se vi capiterà di udire la voce del Signore che chiama attraverso un video o un campo profughi, non abbiate paura di lasciare la vostra “zona abituale”, di lasciare tutto e partire. Non abbiate paura di essere missionari, di lottare per un mondo migliore e di costruire con altri il Regno di Dio.

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