Nel sesto e ultimo capitolo della Laudato si, intitolato Educazione e Spiritualità ecologica, scopriamo che la “conversione ecologica” per essere vera, sottintende una «conversione spirituale» (cfr. LS 202-221) che porti a una nuova coscienza del rapporto dell’essere umano con se stesso, con l’altro, con la società, con il creato e con Dio.

Papa Francesco il 27 marzo 2020 in Piazza San Pietro ci ha invitati «a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del Tuo giudizio [Signore], ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri».

I numeri 233-237 dell’enciclica parlano dei segni sacramentali e del riposo celebrativo e mi sembrano dare degli ottimi spunti per una conversione spirituale e riorientare così la nostra vita verso Dio e verso il prossimo.

L’universo si sviluppa in Dio, che lo riempie tutto. Quindi c’è un mistero da contemplare in una foglia, in un sentiero, nella rugiada, nel volto di un povero. L’ideale non è solo passare dall’esteriorità all’interiorità per scoprire l’azione di Dio nell’anima, ma anche arrivare a incontrarlo in tutte le cose”. (LS 233)

Ecco uno dei suggerimenti del Papa: contempla il mistero di Dio nella natura che ti circonda.

Uno degli aspetti positivi che mi sta donando questo tempo di pandemia è proprio l’avere un tempo prolungato per guardarmi intorno, per conoscere i tratti, i colori, di questo pezzettino di terra calabra in cui vivo ora. Qui, a Rossano, la nostra comunità abita in un ex-convento francescano immerso tra uliveti e agrumeti. Dalle nostre finestre possiamo vedere in lontananza il mare Ionio con i suoi colori verde acqua, azzurro, blu intenso e, quando il cielo è limpido, vediamo persino le coste della Puglia.

Le nostre attività di animazione missionaria, come tutte le attività pastorali, sono state ridotte considerevolmente a causa del Covid. Tutto o quasi avviene on line, così si rischia di passare molte ore davanti allo schermo del computer.

Quanto è bella allora la passeggiata dopo pranzo! Se vado verso Piano Russo, una contrada più in alto sulla collina, posso contemplare Rossano Paese abbarbicato su un’altra collina di argilla rossa, da cui prende il nome.  Se invece prendo la strada che scende, posso arrivare fino al ponte sul torrente Colagnati, passando vicino a pareti di tufo scavato dal vento e dalla pioggia. Sull’altro lato della strada dopo strapiombi verdi di ulivi e fichi d’india si apre la valle del Colagnati con distese di agrumeti tutti ordinati e ben coltivati.  Se infine desidero fare una camminata-pellegrinaggio posso salire sulla collina che si erge davanti al convento, in cima svetta una Croce posata all’inizio del secolo scorso dai padri Passionisti durante le missioni popolari. Dall’alto si contempla un paesaggio bellissimo, perché in linea d’aria puoi toccare il mare e, con un balzo dalle colline, sei subito sulle montagne della Sila. Mentre cammino prego il rosario e gioisco, contemplando la bellezza della natura. Quanto sei grande Signore, Dio e Creatore dell’Universo!

Mi sento in sintonia con le parole di s. Giovanni della Croce «Le montagne hanno delle cime, sono alte, imponenti, belle, graziose, fiorite e odorose. Come quelle montagne è l’Amato per me. Le valli solitarie sono quiete, amene, fresche, ombrose, ricche di dolci acque. Per la varietà dei loro alberi e per il soave canto degli uccelli ricreano e dilettano grandemente il senso e nella loro solitudine e nel loro silenzio offrono refrigerio e riposo: queste valli è il mio Amato per me». (LS 234)

Come non ammirare in tutto questo la Bellezza di Dio Creatore, riconoscere la sua grande sapienza, la sua creatività? Come non sentirmi piccola davanti a tanta grandezza? Piccola, sì, ma parte di una grande, immensa e bellissima opera d’arte: la Creazione.

Come posso mantenere bello tutto questo?

Dopo alcune passeggiate, mi è venuto spontaneo, prima di uscire di casa, prendere due sacchetti e i guanti da giardinaggio e iniziare il mio rosario ecologico… sì perché tra tanta bellezza, c’è anche qualche macchia… di sporco (bottiglie di vetro e di plastica, lattine, carta e, ora anche le mascherine!). Così mentre ritorno al convento, raccolgo (con i guanti!) quello che trovo cercando di differenziarlo nei due sacchetti. Arrivata quasi a casa, ecco i bidoni della spazzatura… Un’attività piccola e semplice nella quale, in primavera e estate, vorrei coinvolgere altre persone del luogo, per sensibilizzare sulla cura e custodia della Casa comune, così come ci invita papa Francesco: «Siamo chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza» (LS 53).

Anche in convento ci siamo date da fare per rendere più bello il giardino. Sr. Antonia ha un estro particolare per piantare fiori e piante, per curarle, potarle e liberarle dalle erbacce. Che soddisfazione poter cogliere i frutti genuini: arance, limoni, fichi, clementine, pompelmi, melograni, cachi… Io aiuto ad eliminare erbacce, rami secchi, foglie, sto imparando a fare il compostaggio, con la raccolta differenziata dell’umido… insomma c’è chi pianta e chi irriga, ma, scrive s. Paolo: “né chi pianta né chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere”. (1 Cor 3,7) “Siamo infatti collaboratori di Dio” ed è bello riconoscere la sua presenza intorno a noi, nel nostro quotidiano.

«Vivere la vocazione di essere custodi dell’opera di Dio è parte essenziale di un’esistenza virtuosa, non costituisce qualcosa di opzionale e nemmeno un aspetto secondario dell’esperienza cristiana» (LS 217)

Nei numeri 235-237, il Papa scrive: “I Sacramenti sono un modo privilegiato in cui la natura viene assunta da Dio e trasformata in mediazione della vita soprannaturale. Attraverso il culto siamo invitati ad abbracciare il mondo su un piano diverso.” (LS 235)

Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione… Nell’Eucaristia è già realizzata la pienezza, ed è il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile. Unito al Figlio incarnato, presente nell’Eucaristia, tutto il cosmo rende grazie a Dio. In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico: «Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo». L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione” (LS 236)

La domenica, la partecipazione all’Eucaristia ha un’importanza particolare. Questo giorno, così come il sabato ebraico, si offre quale giorno del risanamento delle relazioni dell’essere umano con Dio, con sé stessi, con gli altri e con il mondo. La domenica è il giorno della Risurrezione, il “primo giorno” della nuova creazione, la cui primizia è l’umanità risorta del Signore, garanzia della trasfigurazione finale di tutta la realtà creata.” (LS 237) e poco più avanti: “La legge del riposo settimanale imponeva di astenersi dal lavoro nel settimo giorno, «perché possano godere quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero» (Es 23,12). Il riposo è un ampliamento dello sguardo che permette di tornare a riconoscere i diritti degli altri. Così, il giorno di riposo, il cui centro è l’Eucaristia, diffonde la sua luce sull’intera settimana e ci incoraggia a fare nostra la cura della natura e dei poveri.”

Parole chiare che ci interpellano: “Com’è il mio rapporto con l’Eucaristia? La domenica è davvero il giorno del riposo, in cui risano le mie relazioni con Dio, con me stessa, con il prossimo e con il creato? È tempo di reimpostare la rotta della nostra vita verso il Signore, insieme a tutti i fratelli e a sorella madre Terra… Buon viaggio!

Sr. Agnese Roveda, Provincia Italia

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