La missione della MdI in Tchad è cominciata! E questa è già Buona Notizia. Il 24 febbraio sr. Hilda, sr. Shephali, sr. Helene et sr. Irine hanno dato la loro disponibilità a questa nuova apertura che ci vede in collaborazione con il PIME nell’evangelizzazione e nel servizio della Chiesa locale.

Ecco impressioni e aspettative su questa apertura dalle sorelle che con generosità hanno accolto la destinazione.

Quando hai ricevuto la destinazione per il Tchad, cosa hai pensato?

Sr. Shephali: Inizialmente ho avuto un po’ di paura, poi ho sentito la gioia di poter scoprire un’altra missione, un altro paese dopo aver fatto tanto discernimento insieme.

Sr. Hilda: a dir la verità quando la Provinciale me l’ha chiesto non me l’aspettavo, inizialmente non ero molto favorevole all’apertura, ma di fronte alla domanda mi sono sentita spinta a dire sì e cerco di farlo con gioia.

Sr. Helene: ho accettato subito perché, quando ho lasciato l’India, ho pensato alla vocazione di Abramo che parte senza indugio. So che Il Signore è con me e questo mi basta.

Irene: Ero appena arrivata in Camerun e non pensavo di ricevere la proposta di andare in Tchad, quando ho scoperto di essere tra le 4 destinate, ho accettato con gioia.

Quali sono le tue prime impressioni?

Sr. Hilda: Wow che missione! La strada per arrivarci, il caldo incredibile!!! Ma adesso inaspettatamente sento crescere la gioia, il desiderio di comprendere e continuare.

Sr. Shephali: Dopo tante ore di viaggio, cominciavo a preoccuparmi perché nemmeno da lontano vedevo spuntare la casa delle suore. Mi chiedevo dove stavamo andando, dove avevano nascosto la comunità. Improvvisamente, ancora in strada, mi sono resa conto della gente già presente per accoglierci lungo il cammino. Di fronte a tale stupore avevo già dimenticato la fatica. Il primo impatto poi, non l’ho sentito duro, io avevo già fatto esperienza del nord Camerun e non trovo che ci sia molta differenza.

Sr. Irene: La sera del nostro arrivo, sono rimasta senza parole vedendo tanti giovani e bambini là ad accoglierci. Veramente non me l’aspettavo e ho sentito una gioia profonda. Anche il giorno di apertura della comunità, è stata organizzata una grande festa vissuta con il villaggio nella celebrazione liturgica, tutto mi ha lasciata nello stupore. Certo, non nascondo che il caldo e le novità non sono sempre facili, ma sento di poter vivere con gioia anche questo.

Sr. Helene: Anch’io durante il lungo viaggio mi chiedevo dove stessimo andando. Vedendo lo stato delle strade, la mancanza di internet e di elettricità, mi sono chiesta come avrei mai potuto farcela. Poi mi sono resa conto che eravamo insieme in questa sfida, ho sentito più coraggio. Come primo impatto posso dire che ho l’impressione che la gente sia veramente semplice ed accogliente, ci siamo sentite accettate con entusiasmo.

Quali attese senti per il futuro?

Sr. Shephali: Mi piacerebbe veramente imparare la lingua locale per comprendere la gente. D’altra parte, mi sono già resa conto che la mancanza di responsabili preparati ha reso le comunità cristiane fragili, è necessario lavorare in questo senso. Anche a livello di preparazione per la catechesi, sento che sarà necessario intensificare, mettersi a disposizione. Oltre a ciò, discutendo con gli altri missionari della zona, prestando attenzione alle monizioni del Vescovo, mi sembra anche evidente constatare il problema dell’alcool tra giovani e adulti. Tutto ciò ci chiede di farci prossime e allo stesso tempo ci sprona a formarci adeguatamente per rispondere con competenza ai bisogni della popolazione.

Sr. Helene: Cominciando questa nuova missione in Tchad, noi ci rivolgiamo soprattutto ai poveri. Mi accorgo che c’è tanto lavoro da fare e che è bene continuare la nostra missione anche qui.

Sr. Hilda: Non siamo le prime suore ad essere arrivate in questa missione, un’altra congregazione ha prestato il suo servizio per anni fino a quando, quattro anni fa, hanno dovuto lasciare. La gente aspettava davvero che le suore tornassero. Noi dobbiamo dunque dare testimonianza per ridonare speranza. La gente ha bisogno di cura per la salute e per l’educazione dei giovani. La nostra presenza può dare coraggio e speranza a tutti.

Sr. Irene: Io penso che qui imparare la lingua locale sia davvero importante perché la gente non parla il francese e dunque vorrei proprio riuscirci. Sono anche stupita dal fatto che già alcune ragazze si sono aperte manifestando un desiderio verso la vita religiosa, sento in fondo al cuore la speranza di vedere fiorire la chiamata di Dio… e perché no, magari proprio tra le Missionarie dell’Immacolata!!!!

Sr. Daniela Migotto – Camerun

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