missionari di speranza

In preparazione al Giubileo della Missione che si terrà il 4 e 5 ottobre 2025, la Pontificia Unione Missionaria e il Segretariato unitario di animazione missionaria (Suam Lazio) hanno dato il via ad una serie di incontri di riflessione e preghiera sul tema “Cammini di speranza” nella Missione ad gentes di oggi.

Nel primo incontro, il 25 marzo alla Basilica Santi Apostoli di Roma e online attraverso la piattaforma Zoom, sr. Marilena Boracchi ha parlato del grande missionario Beato Paolo Manna e di come il suo pensiero ancora oggi aiuta la Chiesa a far brillare l’identità missionaria nella Chiesa e ci propone una via per rinnovare continuamente la nostra testimonianza evangelica nel mondo. “La missione deve trovare «la via dei cuori», la via dell’incarnazione, la via della relazione” dice sr. Marilena facendo eco alle parole di padre Manna.

Qual è la via dei cuori di cui parla? È il percorso che permette di “immergersi nelle culture, studiare e conoscere le culture dei popoli, abbandonando aspettative di risultati facili, favorendo, a frequenti cambiamenti, il rimanere in missione; coltivare la via dei cuori stando accanto alle persone, ascoltando, osservando e formandosi nell’amore al popolo al quale si è inviati; la via dei cuori la si trova nella disponibilità a cambiare stile, a cambiare metodi, a rinunciare a imporre contenuti, aprendosi a cercare con gli altri vie adatte all’incontro; trovare la via dei cuori traduce una delle sue espressioni più famose:  “amare le anime” con un atteggiamento di dialogo e di rinuncia al proselitismo; trovare la via dei cuori cercandola insieme, in un progetto apostolico comune facendo convergere le forze migliori per realizzare scelte nuove sempre in vista del fine, cioè favorire l’incontro con Cristo, sperimentare insieme la sua presenza: questo in fondo è la speranza cristiana. Trovare la via dei cuori, come strada per annunciare Cristo, unica speranza”.

intervento marilenaDi seguito l’intervento integrale di sr. Marilena al primo incontro della serie Cammini di speranza:

Papa Francesco nel messaggio per la prossima giornata mondiale missionaria si sofferma a descrivere quale sia l’identità missionaria cristiana definita uno stile, un sentire della comunità cristiana. Noi missionari comprendiamo bene l’importanza di appropriarci in modo sempre più autentico di questa identità; siamo un segno particolare e speriamo eloquente di questa identità, di questo stile, di questo sentire della chiesa.

Non finiremo mai di appropriarci di questa identità che nelle nostre storie ha preso il volto di carismi, spiritualità particolari. Credo sia importante tornare sempre a questa sorgente per riesprimerla oggi. Guardando a Cristo, compimento della salvezza per tutti (come dice nel messaggio papa Francesco), noi continuiamo il suo ministero di speranza mettendo in parole e gesti nuovi il nostro patrimonio spirituale.

In questa breve testimonianza mi è stato chiesto di mettere in luce la figura di un grande missionario: il Beato Paolo Manna; in che modo Paolo Manna ha contribuito e contribuisce oggi a far brillare l’identità missionaria cristiana e questo ministero della speranza che è la vocazione missionaria.

Quali sono gli aspetti centrali dell’idea missionaria di padre Manna?

Egli vive le fasi e gli eventi della sua vita a partire dalla consapevolezza, piena di stupore, di essere redento da Cristo, salvato da Cristo. Nei suoi scritti più intimi e forse meno conosciuti ritorna con gioia e con tenerezza su questa realtà dalla quale nasce il fine della missione, l’annuncio della salvezza a tutti: tutti devono poter sapere e soprattutto sperimentare che sono salvati, redenti da Cristo, che sono toccati, presi dalla sua resurrezione. E questa salvezza è la vera speranza, l’unica speranza.

Per tutta la vita padre Manna ha cercato di studiare la via per questo annuncio fondamentale. In uno suo scritto sul metodo missionario   – uno scritto rivoluzionario per il contenuto e pubblicato solo dopo la sua morte – egli solleva problematiche scottanti e critica le “storture” che allontanavano la missione dal fine e che continuavano a persistere nonostante il graduale tramonto dell’epoca coloniale e l’affacciarsi di dinamiche nuove della missione universale e della fondazione sempre più convinta di chiese locali. Queste “storture” erano legate a una missione dipendente da interessi particolaristici, economici o addirittura nazionalistici che poco avevano a che fare con l’annuncio della salvezza. Storture legate a una missione fine a sé stessa e non come espressione della universalità della chiesa. Era consapevole di nuove sfide, come il grande impegno per la fondazione di chiese locali e la formazione di personale locale, temi che riceveranno il giusto rilievo durante il Concilio che parlerà della missione come scambio di doni tra le chiese. Si prendeva già atto dell’incipiente fenomeno della secolarizzazione che iniziava a mettere in crisi il principio territoriale della missione a fronte del principio antropologico. Padre Manna è ben consapevole della portata dei problemi e non è ingenuo circa le soluzioni possibili. E accanto a una solida riflessione teologica e all’offerta di suggerimenti molto concreti e all’avanguardia, propone un cammino, una via evangelica, un principio in grado di affrontare i problemi da dentro, di curare le “storture” della missione, di rinnovare la missione di tutti i tempi e certamente anche del nostro tempo; una via di speranza, di incontro con Cristo.

Manna in questo testo controverso e programmatico formula la sua proposta usando un’espressione a mio parere bellissima e dice: la missione deve “trovare la via dei cuori”, la via dell’incarnazione, la via della relazione. E questo a diversi livelli ad esempio: immergersi nelle culture, studiare e conoscere le culture dei popoli, abbandonando aspettative di risultati facili, favorendo, a frequenti cambiamenti, il rimanere in missione; coltivare la via dei cuori stando accanto alle persone, ascoltando, osservando e formandosi nell’amore al popolo al quale si è inviati; la via dei cuori la si trova nella disponibilità a cambiare stile, a cambiare metodi, a rinunciare a imporre contenuti, aprendosi a cercare con gli altri vie adatte all’incontro; trovare la via dei cuori traduce una delle sue espressioni più famose:  “amare le anime” con un atteggiamento di dialogo e di rinuncia al proselitismo; trovare la via dei cuori cercandola insieme, in un progetto apostolico comune facendo convergere le forze migliori per realizzare scelte nuove sempre in vista del fine, cioè favorire l’incontro con Cristo, sperimentare insieme la sua presenza: questo in fondo è la speranza cristiana.

Trovare la via dei cuori, come strada per annunciare Cristo, unica speranza. Come sento viva oggi, come vedo risuonare oggi questa intuizione carismatica forte, nella nostra vita quotidiana, nella vita semplice e nei sogni delle Missionarie dell’Immacolata nel mondo? Mi permetto una considerazione introduttiva e poi un breve viaggio nelle nostre missioni, presentando alcune esperienze.

In generale vedo e anche contemplo un fiume che scorre sotterraneo, che alimenta il quotidiano, una sorta di tenacia e di capacità di stare nelle situazioni per rimanere accanto alle persone; una vita che scorre e che affonda le radici nella fiducia in Dio e che ci permette di andare avanti anche quando oggettivamente ci sembra di non essere all’altezza delle sfide; vedo nelle nostre sorelle una affabilità e semplicità nei modi, come stile missionario nostro che genera in sé speranza, genera prossimità e possibilità nelle persone; un tipo di speranza carismatica che ci permette di sostenere la missione pur consapevoli di incapacità e limiti!

Esempi di vita:

Giorni fa ho sentito sr. Valeria, una giovane suora che vive in Tunisia; mi diceva della fatica di trovare una strada di inserimento nel quartiere dove vivono lei e due sorelle indiane, e dell’idea di provare ad inserirsi in un’associazione tunisina, così per stare più prossima alle persone, per capire come mettersi accanto, praticando l’arabo e immergendosi in quel tessuto sociale e religioso particolarissimo; sr. Bondana originaria del Bangladesh, in Bangladesh ha iniziato un ostello con bambine molto piccole che hanno lasciato i loro villaggi per andare a scuola; giorni fa ho visto una foto che mi ha toccato molto: ho visto attenzione e delicatezza di modi per fare stare quelle bambine in tranquillità. Si vedeva che si sentivano volute bene, “salvate”. Alcune di loro sono in ostello perché non hanno una famiglia che le curi, e questo è il primo messaggio di speranza che ricevono da noi: sperimentare la possibilità di un futuro buono anche per loro. A Jaipur, nel nord dell’India, da alcuni anni una piccola comunità formata da suore delle nostre quattro provincie indiane ha allestito un centro specializzato per il recupero di bambini degli slums con gravi disabilità. E si vedono miracoli, speranze realizzate per bambini per i quali non sembrava essere possibile un altro destino. Ho incontrato ad Hong Kong, sr. Bruna italiana e sr. Theresa indiana, hanno fondato la missione di HK e sono lì da quasi 60 anni; ora sono abbastanza anziane; sono entusiaste per la possibilità di visitare periodicamente in Cina nella zona di Shenzen alcuni lebbrosari; fanno festa insieme a quelle persone che sono ancora tra le più emarginate, mangiano insieme e anche pregano insieme…piccole presenze, saltuarie; ciò che è permesso loro di fare in quella situazione complicata.

Ancora un pezzo di vita dalla missione in Algeria: la vita ordinaria, le relazioni che abbiamo, stanno suggerendo qualcosa di nuovo che si vuole mettere in opera: la comunità cristiana è assoluta minoranza e in una delle città della Diocesi di Orano si sta pensando a un consiglio pastorale parrocchiale allargato composto dalle quattro suore della comunità, da alcuni studenti subsahariani che sono in Algeria per studio, dai prigionieri che le suore visitano regolarmente in carcere e da amici musulmani…verso una comunità di vita possibile oltre le appartenenze e oltre le barriere fisiche.

In Indonesia è iniziata una nuova avventura: una presenza intercongregazionale nel cuore dell’isola del Borneo: due padri del pime, una nostra sorella e due religiose birmane di altre congregazioni. Questa iniziativa è frutto di un bel cammino di confronto tra istituti che sono nati nel solco del carisma del pime, seppur con modalità diverse: una famiglia missionaria allargata che crede che sia bello cercare insieme la via dei cuori, come segno concreto del cammino della chiesa sinodale.

Pioltello, nella periferia di Milano, tre nostre sorelle, due italiane e una bengalese vivono in un palazzo accanto a famiglie provenienti da tantissimi paesi, su invito della comunità pastorale e anche delle istituzioni del territorio che cercano cammini di integrazione e di prossimità in un contesto altamente multietnico.

Potrei continuare e anche voi con me nel descrivere questa via dei cuori nel concreto della nostra e della vostra missione!!!

Vorrei ora accennare a ciò che oggi potrebbe ostacolare questo cammino di speranza nella missione. Mi riferisco ad alcune tentazioni antiche, tipiche anche della missione di inizio 900 sulle quali padre Manna ci metteva in guardia e che noi Missionarie dell’Immacolata sperimentiamo. Succede che difficoltà concrete, come ad esempio la riduzione di numeri, la minore disponibilità di mezzi economici e altre cause generano la tentazione di chiudersi nei propri recinti, di stabilire perimetri, di tenere strette le persone, di conservare i propri spazi, le proprie risorse e le proprie idee di missione; possiamo essere tentati – come già succede – di dar credito anche a qualche forma di nazionalismo, ostacolando la necessità di mischiarci per essere davvero profetici oggi, di mettere in comune le risorse per avere la possibilità di cercare dove la missione ci chiama e rendere visibile la salvezza di Cristo e quindi la speranza. Che l’intercessione di padre Manna ci ottenga la capacità, la lucidità di impegnarci insieme a trovare la via dei cuori, con apertura di cuore!

Chi era p. Paolo Manna

Padre Manna e le Missionarie dell’Immacolata, storia della nostra fondazione

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