Quasi in coincidenza con l’inizio del Giubileo 2025, dopo aver riflettuto in comunità sulla bolla di indizione Spes non confundit, con sr. Ursula ho intrapreso una piccola attività pastorale con gli anziani presso una casa di riposo, poco distante dalla nostra comunità a Torre Gaia, a Roma.

Le parole di papa Francesco sui cammini di speranza e sui segni del Regno tracciati nel documento hanno risuonato profondamente in noi, chiedendo una risposta concreta:

“Segni di speranza meritano gli anziani, che spesso sperimentano solitudine e senso di abbandono.”

Senza un progetto definito, ma spinte dal desiderio di rispondere a quel grido silenzioso di solitudine che già ci arrivava da diversi anziani del quartiere, abbiamo fatto il primo passo. E, come spesso accade, camminando si aprono cammini. Lo abbiamo sperimentato ancora una volta.

Alla visita settimanale, fatta di ascolto e compagnia, si è presto aggiunta una celebrazione mensile dell’Eucaristia, una Via Crucis partecipata nel tempo di Quaresima, seguita dalla possibilità della confessione sacramentale.

  1. Leandro, dei Missionari Servi dei Poveri, si è mostrato fin da subito disponibile a collaborare con fraterna generosità.

Per il mese di maggio stiamo organizzando un rosario comunitario, durante il quale offriremo a Maria una corona realizzata con roselline di carta, preparate – per quanto possibile – anche con l’aiuto dei nostri anziani.

Ora, nella preghiera e nella mente, si affollano nomi e volti nuovi. Cresce in noi un sentimento di tenerezza e rispetto per tanta fragilità, per il bisogno profondo di attenzione e affetto.

Ed è proprio qui che la speranza cristiana prende forma concreta: nella gioia di ascoltare racconti di vita, che il tempo aveva velato e che, grazie all’ascolto empatico, ritornano vivi, ridestando emozioni, sentimenti e – a volte – anche antiche ferite, che però si lasciano lenire.

Vedo speranza sui loro volti ogni volta che, per i compleanni, portiamo in dono un fiore, un’immagine sacra, una preghiera.

Vedo speranza nel loro sorriso quando ci chiedono di tornare: segno del loro gradimento, ma anche della necessità profonda di presenza e cura.

Anche i parenti ci incoraggiano: vediamo con quanta frequenza visitano i propri cari e con quanta sensibilità li accompagnano. Questo ci fa pensare che, nonostante il desiderio di molti di continuare a vivere in famiglia o in autonomia, gli ospiti di questa struttura – piccola, a conduzione quasi familiare – si sentano comunque accolti e non abbandonati.

Infine, ci incoraggia l’accoglienza dello staff direttivo, che valorizza l’assistenza spirituale che offriamo e riconosce l’importanza della testimonianza cristiana nella vita quotidiana degli anziani. Una presenza discreta, ma ricca di senso, capace di riconoscere e custodire la sapienza della vita che gli anziani portano con sé.

Sr. Angela Corno, Roma

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