A Praga per il continente europeo, a Suva nelle Isole Fiji per l’Oceania, a Bangkok per l’Asia, a Beirut per il Medio Oriente, a Orlando per il Nordamerica e a Bogotà per il Sudamerica, ad Addis Abeba per l’Africa: sono i luoghi che hanno accolto le Assemblee continentali in preparazione al sinodo di ottobre. Sr. Gabriella ha avuto l’opportunità di partecipare all’assemblea per l’Africa, in Etiopia, dal 1 al 6 marzo, con la delegazione della CERNA, la conferenza episcopale dell’Africa del Nord.
La prima cosa interessante che ho vissuto è la composizione della nostra delegazione. Eravamo in dieci: dal Marocco il cardinale di Rabat e George, studente universitario della Guinea Conakry; dalla Tunisia, Hatem, giornalista musulmano, Abderrazak cristiano tunisino proveniente dall’islam, Olivia, laica consacrata; dall’Algeria, oltre al vescovo Mons. John, della diocesi di Ghardaia, rappresentante dei vescovi della Cerna al Secam, e p. Michel, segretario de la Cerna, eravamo Linda laica algerina, p. Théoneste, ruandese, ed io coordinatrice dell’equipe per il lavoro di preparazione al sinodo per la diocesi d’Algeri.
Non ci conoscevamo tutti e abbiamo creato un piccolo gruppo attivo e fraterno con tre incontri zoom prima della partenza, commentando insieme il documento di Kampala e quello continentale del sinodo; e poi siamo arrivati in Etiopia due giorni prima dell’Assemblea: ospiti dei Petits Freres de saint Jean, abbiamo visitato la città e i dintorni e soprattutto abbiamo fatto amicizia.
Ad un’altitudine compresa tra i 2.300 e i 2.600 metri, Addis Abeba, sede dell’Unione Africana, è la capitale più alta dell’Africa, con quasi 9.000.000 di abitanti. Su 110 milioni di etiopi, circa il 50% sono ortodossi, il 20% protestanti, l’1% cattolici, il 20% musulmani e il resto appartenenti a religioni tradizionali. Convivenza tra religioni, e una storia straordinaria.
All’assemblea, organizzata dal Simposio delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (SECAM) eravamo 209 partecipanti da 41 paesi del continente africano. C’erano alcuni invitati del Segretariato generale del Sinodo, di chiese cristiane sorelle e anche di altre religioni come il nostro Hatem musulmano e qualcuno dalle religioni tradizionali africane. 9 cardinali, 29 vescovi, 41 preti; oltre la metà dei partecipanti erano laici, di cui 50 donne e 35 giovani. Assolutamente la prima volta che una assemblea così variegata si riuniva in Africa: in precedenza gli incontri continentali erano solo dei vescovi delle diverse conferenze episcopali.
E giorno dopo giorno ci si mescolava sempre di più, a tavola, nei piccoli gruppi di studio, nei momenti di corridoio, nelle uscite per visitare la sede dell’Unione africana o per shopping…
Il padre gesuita Giacomo Costa ha spiegato il metodo della conversazione spirituale che abbiamo usato nei piccoli gruppi, ciascuno di una quindicina di persone, accuratamente scelte di diversi paesi e vocazioni: il momento forse più prezioso che dava a tutti la possibilità di esprimersi.
Padre Emmanuel Orobator, anche lui gesuita, ha proposto una lettura viva e suggestiva del Documento Sinodale Continentale e consegnato ai gruppi le domande di lavoro: qual è l’intuizione che risuona di più in noi e può aiutarci a crescere come Chiesa missionaria sinodale? Quale questione o tensione ci sembra che debba essere abbordata il prossimo ottobre dai vescovi nella fase universale del sinodo? Ogni gruppo era invitato a giustificare le priorità che mette in evidenza.
In seguito ai lavori di gruppo e alle riunioni plenarie, è stata presentata una prima redazione del documento finale al quale ancora i gruppi sono invitati a reagire. A noi del Maghreb è sembrato non abbastanza presente un discorso sulle relazioni con il mondo musulmano, sul tema del dialogo, del lavorare insieme per i valori del Regno, a favore piuttosto di un’insistenza ecclesiale ad intra.
L’Assemblea sinodale continentale è stata l’esperienza di una Chiesa viva, cosciente delle sue ferite e dei suoi valori, aperta e inclusiva, ma anche timorosa delle influenze negative dell’Occidente, desiderosa di allargare la sua tenda senza sostituire l’immagine amata della chiesa famiglia, che mette l’accento sull’attenzione all’altro, sulla solidarietà, il calore nelle relazioni, l’accoglienza il dialogo e la fiducia. Il cardinale di Kinshasa Ambongo, che fa parte del piccolo collegio dei cardinali che il Papa consulta regolarmente, ha insistito su questa idea – forza della Chiesa famiglia sinodale di Dio, facendo anche riferimento alle esperienze amare del continente (Documento di Kampala 56), ai conflitti, alle tensioni razziali, alle ingiustizie, all’instabilità politica, e ha espresso il desiderio che il percorso sinodale porti a trasformazioni concrete, valorizzando l’ascolto, la capacità di tutti, pastori e fedeli, a entrare nel mondo dell’altro e intendere la voce dello Spirito.
Sr. Gabriella Tripani, delegazione Algeria e Tunisia
Dal Comunicato finale
L’Église synodale en Afrique
En tant que Famille Synodale de Dieu en Afrique, nous affirmons et célébrons notre dignité baptismale commune qui nous fait vraiment nous sentir pleinement chez nous dans une Église Synodale, où toutes les vocations sont valorisées.
En tant que Famille synodale de Dieu, nous sommes une Église à l’écoute. Nous écoutons sans juger, surtout ceux qui ne se sentent pas suffisamment reconnus dans l’Église. Nous acceptons l’invitation de la synodalité à écouter ceux qui se sentent exilés, délaissés et exclus de l’Église. Nous reconnaissons que lorsque nous faisons cela, les autres se sentent les bienvenus et sont libres de partager leur propre cheminement spirituel.
En tant que Famille synodale de Dieu, nous recherchons une conversion et une réforme authentiques. Nous nous engageons à surmonter les structures hiérarchiques rigides, les tendances autocratiques malsaines, le cléricalisme nuisible et l’individualisme isolant qui minent et affaiblissent les relations entre évêques, prêtres et laïcs. Ces mauvaises herbes nous confrontent au défi d’approfondir notre expérience de la synodalité, de réfléchir à ce que signifie marcher ensemble dans des moments de tension.
Une Famille Synodale de Dieu en Mission
En tant que Famille synodale de Dieu en Afrique, nous ne fuyons pas les réalités vécues de notre continent : les blessures des Africains sont aussi les blessures de la Famille synodale de Dieu. Au cours de notre Assemblée Synodale Continentale, nous avons ressenti la douleur et la souffrance de nos sœurs et frères d’Afrique. La Famille synodale de Dieu marche avec ceux qui sont touchés par la guerre, les conflits ethniques, l’intolérance religieuse, le terrorisme et toutes les formes de conflit, de tension et de violence. Avec solidarité, compassion et charité, l’Église synodale en Afrique chemine avec nos sœurs et nos frères en détresse.
Lors de notre Assemblée Synodale Continentale, nous avons entendu la voix des jeunes. L’Église en Afrique est dynamique grâce à l’énergie, la passion et la créativité des jeunes. Leur contribution à la mission et au ministère de l’Église est un don pour l’édification d’une véritable Église synodale en Afrique. Les jeunes ont une place importante et un rôle central dans la Famille synodale de Dieu en Afrique.
Au cours de notre Assemblée Synodale Continentale, nous avons cheminé avec les femmes qui ont participé activement au processus d’écoute, de dialogue et de discernement. Nous avons appris d’eux comment être une Église synodale. Les femmes africaines maintiennent l’Église ensemble; ils sont majoritaires. Les femmes africaines sont l’épine dorsale de l’Église. Cheminer ensemble en tant qu’Église synodale signifie reconnaître leurs dons, leurs talents, leurs charismes et leurs contributions. Pour les femmes d’Afrique et du monde entier, la synodalité est une opportunité de « participation pleine et égale » à la vie de l’Église. Les femmes sont un don pour l’Église. Il est impossible qu’une véritable synodalité puisse se produire dans l’Église si les femmes ne sont pas considérées comme des partenaires égales.
Une Église synodale de conversion et de réforme
Pour vaincre et extirper les mauvaises herbes du cléricalisme, de l’autoritarisme et de l’indifférence, nous désirons engendrer de nouvelles formes de leadership …
…Nous désirons faire naître une culture de la synodalité comme manière habituelle de procéder dans l’Église.
… Animés par l’esprit d’interculturalité, d’œcuménisme et de rencontre interreligieuse, nous marchons ensemble, appréciant les différences culturelles, comprenant ces particularités comme des éléments qui nous aident à grandir. Nous écoutons la spiritualité et la sagesse des peuples autochtones et des cultures locales.
Conclusion
… En tant que Famille synodale de Dieu en Afrique, nous voulons marcher ensemble dans la joie. Nous remercions Dieu qui nous a réunis et guidés par l’Esprit du Christ ressuscité. …
Que Dieu bénisse l’Afrique !
5 mars 2023, Addis-Abeba, Éthiopie
Infografico della fase continentale