Sinodo in Italia

Sr. Antonia dal Mas ha partecipato alla prima fase del processo sinodale. Spiega in questo articolo come si è svolto il sinodo in Italia.

Non è certamente una novità, nel Magistero di Papa Francesco, l’espressione riportata nel titolo: da Evento a processo! Alla parola processo avevamo già abituato l’orecchio fin dall’inizio del suo pontificato, quando, con la pubblicazione dell’Enciclica Evangelii Gaudium, ci esortava, non tanto ad occupare spazi, ma ad avviare processi!

Citando il principio: “Il tempo è superiore allo spazio”, il Papa ci ricordava che: “Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi, li illumina e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita, senza retromarce”.

 È questo lo spirito con cui la Chiesa Italiana ha voluto avviare il cammino di preparazione al prossimo Sinodo Universale che si terrà a Roma dal 4 al 29 ottobre 2023. Un percorso in tre tappe che prevede un biennio per ognuna di esse. La prima, vissuta come fase narrativa e dell’ascolto si è conclusa a maggio 2023 con un’assemblea che ha riunito a Roma tutti i vescovi italiani insieme a Papa Francesco e ai circa 300 referenti per il sinodo, delle rispettive diocesi.

Un biennio pastorale che la Chiesa Italiana ha voluto agganciare al brano evangelico di Luca ricordando l’incontro di Gesù con Marta e Maria nella casa di Betania.

Sono stati aperti tre cantieri a partire da questo brano: quello della strada e del villaggio (l’ascolto dei mondi vitali), quello dell’ospitalità e della casa (la qualità delle relazioni e le strutture ecclesiali) e quello delle diaconie e della formazione spirituale.

Cantieri che si son potuti adattare alle singole realtà della Chiesa italiana, senza costituire un percorso obbligatorio, che si intrecciavano e si completavano a vicenda perché ogni cantiere si apriva sull’altro, come in un movimento a spirale. Ai tre principali si poteva aggiungerne un quarto pensato e elaborato “da e per” ogni Chiesa locale.

Quella del cantiere è stata un’immagine che ha chiaramente indicato la necessità di un lavoro che durasse nel tempo, che non si limitasse all’organizzazione di eventi, ma puntasse alla realizzazione di percorsi di ascolto e di esperienze di sinodalità vissuta, la cui rilettura diventasse punto di partenza per le successive fasi del cammino sinodale nazionale.

Da evento a processo, quindi, da sogno a realtà, da evento una tantum a stile pastorale.

E per farlo diventare stile, da qualche giorno la Chiesa Italiana ha elaborato le Linee guida che apriranno la seconda tappa, quella della fase sapienziale nella quale si cercherà di capire come far sì che il rinnovamento ecclesiale, coltivato nella fase narrativa, non rimanga solo un sogno.

Il testo, che si intitola “Si avvicinò e camminava con loro” e si compone di tre parti, offre alcune riflessioni suscitate dal racconto di Emmaus – icona scelta per il prossimo anno pastorale 2023-2024 – e presenta elementi metodologici per valorizzare la grande ricchezza del lavoro finora svolto. Si tratta infatti di proseguire nel percorso avviato, rafforzando l’esercizio del discernimento a partire dai temi e dalle domande proposte nelle Linee guida e indicando decisioni possibili, impegni o aspetti ancora da sviluppare. Il documento evidenzia cinque macro-temi, che raggruppano le istanze raccolte nel biennio dedicato all’ascolto:

1) la missione secondo lo stile di prossimità;
2) il linguaggio e la comunicazione;
3) la formazione alla fede e alla vita;
4) la sinodalità e la corresponsabilità;
5) il cambiamento delle strutture.

Ogni macro-tema si articola in alcuni sotto-temi che esplicitano le questioni emerse. Una sola domanda per ciascun tema sollecita la riflessione e chiama le comunità al discernimento. “Queste Linee guida, facendo tesoro del biennio narrativo – sottolinea il Consiglio Episcopale Permanente nell’introduzione al documento – gettano un ponte verso la fase profetica, incamminando le Chiese in Italia verso un discernimento operativo che prepari il terreno alle decisioni, necessariamente orientate a un rinnovamento ecclesiale e mai introverse; anche quando l’attenzione è puntata sulla vita interna delle nostre comunità, il pensiero è sempre quello estroverso della missione: rendere più agili alcune dinamiche ecclesiali (dottrinali, pastorali, giuridiche, amministrative) per rendere più efficace l’incontro tra il Vangelo, energia vivificante e perenne, e l’umanità di oggi”.

 Alla vigilia del prossimo Sinodo che si terrà a Roma dal 4 al 29 ottobre 2023, per la prima volta nell’Aula Paolo VI, considerando che il numero dei partecipanti è particolarmente lievitato con l’ingresso di 70 membri proposti dai Sinodi continentali, possiamo con un certo coraggio affermare che questo processo è certamente affidato ai 500 partecipanti, ma molto più a quanti in questo biennio di preparazione si sono fatti portavoce delle istanze e del sogno del sinodo stesso nelle diverse periferie del mondo.

I partecipanti infatti saranno messi ancora una volta di fronte a un momento di ascolto, qualcosa che porterà le periferie al centro, dal momento che le Chiese locali sono “punto di riferimento privilegiato”. L’essere Chiesa locale, tuttavia, ricorda l’Instrumentum Laboris del Sinodo 2023 – 2024, non significa “vivere al di fuori delle relazioni che la uniscono a tutte le altre”, ma cercare un equilibrio, un bilanciamento tra le istanze di democratizzazione della Chiesa e un metodo che sia sinodale, basato sull’ascolto e sulla non esclusione delle opinioni di tutti.

Un processo lento sicuramente… ma già avviato.

Sr. Antonia dal Mas, Italia

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