Il movimento missionario inizia la mattina di Pasqua con la notizia di una vita che riparte e sconfigge il dolore e la morte. Qualcosa di nuovo, inaspettato e sconvolgente. Una discepola che aveva seguito Gesù fin dall’inizio, Maria Maddalena, per prima ha compreso la straordinarietà di quell’avvenimento. E mentre Pietro e l’altro discepolo, dopo aver visto la tomba vuota, se ne tornano a casa, Maria vuole sapere che ne è del suo Signore e Maestro. Non può pensare di vivere senza di lui. Lui la chiama per nome. Lei smette di piangere e, in un senso molto importante, rinasce a sua volta. Gesù non la trattiene per sé: la invia ad annunciare quello che ha visto. Maria Maddalena è la prima missionaria a dire che Gesù è veramente risorto e ci precede in Galilea, e in tutte le strade del mondo.

Se Gesù è risorto e ci precede, i suoi discepoli sono un popolo pieno di storie di vita che non si arrende. “Risorgere a Mumbai” recita la nostra copertina: in India, come in tante altre parti del mondo, si vive l’esperienza della Pasqua nella quotidianità di chi scommette sulla vita donandola. Raccontare queste storie è la nostra missione perché noi crediamo che la risurrezione di Gesù sia una vera svolta. È l’evento che cambia segno alla storia e ci permette di scommettere con fiducia che le forze del bene prevalgano su quelle del male.

Il dolore, la malattia, l’ingiusta carcerazione e la morte non sono eliminati: continuano a segnare la nostra vita e quella delle persone che amiamo e di tanti uomini e donne. Ma si può attraversarli con la fede in Gesù Signore della vita, che sottrae ogni cosa alla disperazione. Nella recente visita a un amico, in carcere a Hong Kong per il suo impegno per la libertà e la giustizia, ho sperimentato quanto sia proprio la fede in Gesù a dargli un’enorme forza interiore, altrimenti impossibile. La fiducia in Gesù risorto – l’ho visto in persone a me care – può dare forza interiore a chi affronta una malattia inesorabile, sottraendolo alla disperazione.

Il mondo è vicino a Papa Francesco nel momento del suo dolore e della sua fragilità: nelle famiglie si sta accanto ai propri cari fino alla fine, offrendo assistenza e preghiera. E il respiro che viene meno al Papa diventa invocazione del popolo di Dio. La cattedra del Pontefice non è solo quella del governo: c’è anche la nobile e autorevole cattedra impartita dalla sofferenza, accolta in solidarietà con coloro che soffrono, e offerta come dono di sé al Signore Gesù, l’autore della vita.

Gianni Criveller, Mondo e Missione di Aprile 2025

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