Care sorelle,

Buona Pasqua, Cristo è Risorto, Alleluia!

 In molti luoghi il saluto pasquale riflette il significato profondo della Resurrezione di Cristo. I fedeli si salutano “Cristo è risorto”! cui segue la risposta “È veramente risorto!”. Lo trovo un bel modo di scambiarsi gli auguri perché va dritto al cuore della nostra fede e della nostra speranza come afferma l’apostolo Paolo: «Se Cristo non è risorto vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati… Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15,17.20).

È l’annuncio più bello che possiamo donare all’umanità ferita, costellata di conflitti e segnata dalla sofferenza. È il Risorto e Lui solo che può tener viva la nostra speranza perché ci precede e sappiamo che la sua Pasqua conosce, o meglio, incorpora il Giovedì dell’ultima cena e del tradimento, il Venerdì dell’ingiustizia che sia accanisce sull’innocente, il Sabato della desolazione, del silenzio e del vuoto. Proprio perché partecipe del nostro dolore siamo certe di Lui e del suo amore, della promessa e della speranza. Cristo è “primizia” di coloro che sono morti, dei tanti, dei troppi che in ogni parte del mondo stanno facendo Pasqua!

 Ma Tito questa verità ancora non la conosce! Tito è un ragazzo di dodici anni, incontrato ad Hong Kong lo scorso mese di febbraio.  Stava per iniziare il cammino del catecumenato che lo porterà fra qualche anno a ricevere il Battesimo; nella spensieratezza della sua adolescenza si poteva cogliere qualche cosa di profondo. Perché vuoi diventare cristiano? – gli chiedo – nessuno della tua famiglia è cristiano. Con tanta semplicità e uno sguardo solare risponde: “Qui ho incontrato persone contente; anch’io voglio esserlo”. Si riferiva alla comunità cristiana, al suo amico chierichetto, a suor Hilda e ai sacerdoti che lavorano in parrocchia.

 La sua risposta mi ha rimandato all’esperienza degli Undici e degli altri, riuniti nel Cenacolo «la sera di quel giorno, il primo della settimana» (Gv 20,19). Nella mia immaginazione ho colto gli apostoli intenti a guardarsi l’uno con l’altro, timorosi e paurosi. Ho visto anche i due di ritorno da Emmaus trafelati, con il cuore ancora ardente e ansiosi di narrare ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto il Signore nello spezzare del pane. Mi piace pensare che nell’incontro tra chi era chiuso nel Cenacolo e chi vi era giunto da poco si fosse innescata una scintilla che proruppe immediatamente in un’esplosione di gioia: “Davvero il Signore è risorto!”. È il saluto pasquale! Ed è forse questo il motivo della gioia che Tito ha visto circolare nella comunità cristiana tanto da fargli dire: “Voglio essere contento come voi?”

Care sorelle, sentiamoci benedette se entrando nelle nostre comunità qualcuno vi coglie una gioia tale da desiderarla per sé, per i suoi cari, per i vicini e i lontani anche se ancora non ha imparato il Credo o i comandamenti. O forse mai li imparerà. È proprio la fraternità tra noi che darà credibilità al Vangelo che annunciamo. È vero, le tempeste della vita non risparmiano nessuno, neppure le nostre comunità, ma crediamo che la gioia pasquale ha la forza di fare i conti con la morte e di non uscirne sconfitta. Ha l’audacia di lottare contro le chiusure che ci vorrebbero abbattere e farci rinunciare alla benevolenza, alla fiducia reciproca, al confronto aperto, alla libertà di proporre cambiamenti, al discernimento fatto insieme e alle decisioni prese per il bene del nostro corpo apostolico.

Con questa certezza nel cuore facciamo sì che il saluto pasquale sostenga la nostra sequela e la nostra comunione missionaria: Cristo è Risorto! È veramente risorto!

Sr. Antonella Tovaglieri

Responsabile generale

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