Dal 1° al 3 ottobre 2025, alle porte di Roma, nel suggestivo scenario del Centro Mariapoli di Castel Gandolfo, si è svolta la Conferenza internazionale Raising Hope for Climate Justice, promossa dal Movimento Laudato Si’ in collaborazione con varie realtà ecclesiali e della società civile, per celebrare il decimo anniversario dell’enciclica Laudato si’ di papa Francesco.
La partecipazione era su invito; seguirla online era fattibile, ma ancora poco per me. Allora ho scelto di essere presente come volontaria: essere lì ad aiutare, dare informazioni, accompagnare, distribuire, organizzare, mettere a posto, caricare sedie e tavoli, ma poi, alla fine, anche ascoltare con gli altri.
Un evento che ha saputo tenere insieme tutte le sfaccettature della vita sociale attraverso l’alternarsi di rappresentanti di fedi diverse, leader politici, scienziati, rappresentanti di popoli indigeni e di istituzioni provenienti da ogni angolo del mondo. Tantissimi i presenti, ma ancora di più quelli collegati via streaming.
Lo spirito che animava ogni intervento era rilanciare l’impegno a livello globale per la cura della “casa comune”; lo scopo, tracciare vie concrete per rispondere alla crisi climatica attraverso la giustizia sociale, la spiritualità e l’impegno politico.

Borgo Laudato Si
Le tre giornate si sono aperte con la Celebrazione della speranza. Molto più di una celebrazione iniziale: una liturgia interreligiosa ed ecologica che ha visto protagonisti artisti, cantanti, il Santo Padre Leone XIV, altri leader politici internazionali e un ice block di 10.000 anni proveniente dalla Groenlandia, staccatosi dalla calotta groenlandese a causa del riscaldamento globale. Questo blocco di ghiaccio, benedetto dal Papa Leone XIV, è stato il testimone di ogni momento della Conferenza, mentre inesorabilmente si scioglieva, diventando simbolo del grido della terra che si sta sciogliendo nelle nostre mani.
Il grido della terra e quello dei poveri sono legati da un doppio filo e così le lacrime della terra, rappresentate dalle gocce del ghiaccio sciolto, venivano mischiate alle lacrime dei popoli, rappresentate dall’acqua proveniente da diverse aree della terra già colpite inmodo crudele dal cambiamento climatico e portata da rappresentanti di quelle terre.
Gli interventi hanno richiamato l’urgenza di risposte in cui le diverse confessioni religiose, il mondo scientifico e quello politico si sono uniti nel comune sforzo di guardare e affrontare con serietà la crisi climatica. Proprio al tema della giustizia climatica è stato dato ampio spazio e, accanto ai relatori che, con dati alla mano, dimostravano come i popoli più poveri e vulnerabili siano i primi a subire gli effetti del riscaldamento globale, c’era il racconto vivo di queste stesse comunità che, colpite da eventi climatici estremi, hanno testimoniato come il cambiamento climatico non sia teorico e fatto di studi e analisi, ma vissuto nel quotidiano da milioni di persone e provochi morti, distruzione, perdita di culture e territori.
Forti sono state le parole del Papa, che ha indicato un passaggio fondamentale che bisogna realizzare: «dal raccogliere dati al prendersi cura». Non basta leggere numeri e fare degli studi: è urgente che cambi lo stile di vita, il legame con gli altri, la responsabilità verso le generazioni future. Il Papa ha insistito che «ritornare al cuore» è essenziale per una vera conversione, perché il cuore è la sede della libertà, del discernimento e delle decisioni autentiche. Il Papa ha anche sottolineato che le soluzioni più efficaci non vengono solo da azioni individuali, ma da decisioni coraggiose a livello politico nazionale e internazionale, e ha concluso con una domanda: «Quando Dio ci chiederà se abbiamo coltivato e custodito il mondo che Egli ha creato e se ci siamo presi cura dei nostri fratelli e sorelle, quale sarà la nostra risposta?»
Il messaggio finale della Conferenza è stato chiaro: Raising Hope non era solo il titolo della Conferenza, ma un programma. Rialzare la speranza, perché la speranza non è un sentimento vago: è responsabilità che si fa azione, è forza capace di trasformare la paura in impegno e la crisi in occasione di rinascita.
Sr. Laura Valtorta, Direzione generale
















