Ho partecipato al Festival della Missione a Torino, dal 9 al 12 ottobre, un’esperienza profondamente toccante e arricchente. Nella parola festival c’è “festa”, e davvero questi giorni sono stati una festa del cuore, di volti e di fraternità vissuta nella semplicità e nella gioia del Vangelo. Torino, con la sua storia, la sua modernità e i suoi santi sociali come Don Bosco, il Cottolengo e Piergiorgio Frassati, è diventata una grande casa comune dove fede, cultura e solidarietà si sono intrecciate in un unico canto di speranza. Il Festival si è aperto con un pellegrinaggio laico attraverso le periferie umane della città: salute mentale, migrazione, dipendenze, educazione, carcere e solitudine. Camminare insieme è stato per me un modo di “attraversare” le ferite del mondo, comprendendole con compassione. Il tema, “Il Volto Prossimo”, mi ha profondamente interrogata: non più “Chi è il mio prossimo?”, ma “A chi scelgo di avvicinarmi io?”. Ho compreso che la missione nasce dal farsi vicino con amore e dalla disponibilità a dire con il cuore: “Eccomi, ci sono.”
Durante il Festival, ho ascoltato testimonianze commoventi come quella di Diane Foley, madre del giornalista ucciso dall’ISIS, che ha scelto il perdono, e di testimoni di pace da Palestina e Israele. Il loro dolore trasformato in speranza mi ha toccato profondamente. Come membro del SUAM Nazionale e del GIPIC, ho partecipato con Missio Ragazzi all’animazione nelle piazze, vivendo momenti di allegria e creatività con i bambini, che ci hanno ricordato che la missione è una gioia da condividere. Un momento forte è stata la celebrazione eucaristica conclusiva nella chiesa di San Filippo Neri. Le parole del Cardinale Roberto Repole, “Abbiamo bisogno di sentire la compassione”, mi hanno colpita nel profondo. E ancora: “L’altro mi guarda e mi riguarda.” Queste frasi mi hanno fatto comprendere che la missione non è solo fare qualcosa per gli altri, ma vivere con gli altri, condividendo la loro gioia e sofferenza, lasciandosi trasformare dal loro sguardo.
In quei giorni ho visto tanti volti di missione: religiosi, laici, famiglie e giovani uniti da una sola passione, costruire un mondo più fraterno. Tornando alla mia comunità, porto nel cuore la certezza che la missione nasce dall’incontro: dal tempo, dall’ascolto, dalla compassione. Solo così possiamo essere volti prossimi, testimoni di speranza e discepoli missionari in un mondo che attende amore.
Sr. Susila Pillai, Italia


























