Sono Martha Appa, vengo da una famiglia allargata di nove persone con tre madri e un padre, ma nella mia famiglia biologica siamo in cinque, genitori compresi. Suona strano agli altri, ma per me crescere in una famiglia così grande è stata una benedizione e un dono speciale di Dio di cui faccio sempre tesoro.
Nata e cresciuta in una famiglia di forte tradizione cattolica, potrei dire di aver ricevuto questa vocazione attraverso la mia famiglia. Sono loro che mi hanno insegnato i valori cristiani e mostrato una vita esemplare e grazie a loro sono qui.
Arrivare a Roma, terra santa e straniera, è stato un dono inaspettato. Non ho mai pensato che avrei potuto fare il noviziato qui. In questi due anni ho vissuto tante esperienze belle e sorprendenti.
Ho accompagnato i bambini autistici e adulti nel gioco del rugby e sono stata volontaria a servizio di persone disabili. Da loro ho imparato l’umiltà e la semplicità. La loro dipendenza dagli altri e i loro volti sempre sorridenti mi hanno trasmesso un messaggio di speranza, di coraggio e una ragione per vivere. Mi hanno fatto riflettere sul valore della mia vita, mi hanno fatto sperimentare la vicinanza e l’amore di Dio.
All’inizio non è stato facile inserirmi nella loro cultura, nel loro stile di vita, nel loro modo di fare, pensare e parlare. Impegnativo imparare l’italiano, non riuscivo ad esprimermi come desideravo, non sempre era chiaro ciò che volevo dire, non sempre riuscivo comunicare in modo completo ciò che pensavo. A volte lo scoraggiamento si è fatto sentire, ma ho imparato ad essere umile e paziente.
Ho partecipato ad un campo sociale in Calabria e un episodio in particolare mi ha colpito molto. Era uno di quei giorni in cui siamo andati per le strade all’alba per incontrare le ragazze di strada e le prostitute per dare loro degli aiuti. Abbiamo incontrato una ragazza molto giovane, 22 anni, che ha condiviso con noi la sua storia e come mai è finita in questa vita. Dopo aver raccontato il suo passato ha detto che un brav’uomo voleva sposarla, ma lei ha rifiutato perché si vergognava del suo stato di prostituta e aveva paura di essere giudicata. La paura del giudizio degli altri le ha impedito di fare un passo per cambiare vita.
Mi è dispiaciuto molto per lei… perché non è riuscita a liberarsi dal giudizio, dalle etichette che gli altri le hanno attaccano addosso e questo non le ha permesso di essere sé stessa. Anche a noi succede di aver paura di ciò che siamo, diamo un peso maggiore a ciò che gli altri pensano di noi, a ciò che gli altri vogliono da noi, alle mode del momento, seguiamo gli altri perché tutti fanno così… Come diceva il Beato Carlo Acutis “Tutti nasciamo originali, ma tanti muoiono come fotocopie”.
Quel piccolo episodio mi ha fatto riflettere su me stessa e sul coraggio e la libertà di realizzare chi sono veramente. Il cammino che sto facendo per diventare missionaria mi pone davanti sempre scelte coraggiose, per testimoniare la mia fede, per raccontare di Gesù con la mia vita, anche quando questo comporta andare contro corrente. Ringrazio il Signore per tutte quelle meravigliose esperienze che ho fatto e ringrazio di cuore tutti coloro che mi aiutano e mi sostengono con la loro preghiera in molti modi, durante il mio cammino formativo.
Martha Appa, noviziato internazionale di Roma