Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv. 15:16)

Come Gesù ha digiunato per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto e come il popolo di Israele ha camminato per quarant’anni nel deserto affrontando varie difficoltà, così io ho vissuto quarant’anni in missione in modo gioioso superando le difficoltà della vita. È veramente la missione che Dio mi ha affidato e che ho realizzato con gioia.

Il 9 gennaio del 1983 sono partita per il Camerun, un sogno che diventava realtà. Appena atterrata a Douala ho provato una grande gioia e un senso di realizzazione. La mia prima comunità è stata Ambam, dove ho vissuto un mese familiarizzando con ciò che mi circondava, incontrando le persone, ammirando la bellezza della natura e il verde lussureggiante della foresta.

Capii subito che per entrare davvero nel cuore di queste persone dovevo parlare la loro lingua. Ricordo le prime lezioni, le parole che mi sembravano strane e impronunciabili, ma la gioia che provavo ogni volta che riuscivo a scambiare due chiacchiere con qualcuno era immensa. Dopo un mese, sono stata trasferita nella comunità di Sagmelima, dove le sorelle in comunità parlavano italiano e francese, mentre la lingua locale era il Boulu. Visitavamo le famiglie e abbiamo partecipato al programma di assistenza sanitaria per le madri e i bambini (PMI Program), facevamo incontri di educazione alla salute e guidavamo anche momenti di preghiera. A quei tempi i soccorsi medici si facevano desiderare, i bambini soffrivano di malnutrizione, di malaria, di infestazione di vermi e l’igiene nelle famiglie era molto limitata.

Nel 1986 sono stata nuovamente trasferita nella comunità di Ambam dove ho vissuto un periodo molto significativo. La nostra comunità gestiva un centro sanitario che distava da noi 18 km e che io visitavo tre giorni alla settimana. Nello stesso tempo prestavo un servizio in un lebbrosario distante 7 km dalla comunità, mi prendevo cura dei pazienti, distribuivo le medicine, i pasti e altre cose essenziali. Questi pazienti erano venuti dalla Guinea Equatoriale durante la guerra del 1971 e non erano più ritornati nel loro villaggio. Il mio compito era quello di curare le loro piaghe, insegnare l’igiene, fare catechismo e condividere il messaggio di Gesù che è colui che guarisce.

Come Gesù ha digiunato per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto e come il popolo di Israele ha camminato per quarant’anni nel deserto affrontando varie difficoltà, così io ho vissuto quarant’anni in missione in modo gioioso superando le difficoltà della vita. È veramente la missione che Dio mi ha affidato e che ho realizzato con gioia.

Il 9 gennaio del 1983 sono partita per il Camerun, un sogno che diventava realtà. Appena atterrata a Douala ho provato una grande gioia e un senso di realizzazione. La mia prima comunità è stata Ambam, dove ho vissuto un mese familiarizzando con ciò che mi circondava, incontrando le persone, ammirando la bellezza della natura e il verde lussureggiante della foresta.

Capii subito che per entrare davvero nel cuore di queste persone dovevo parlare la loro lingua. Ricordo le prime lezioni, le parole che mi sembravano strane e impronunciabili, ma la gioia che provavo ogni volta che riuscivo a scambiare due chiacchiere con qualcuno era immensa. Dopo un mese, sono stata trasferita nella comunità di Sagmelima, dove le sorelle in comunità parlavano italiano e francese, mentre la lingua locale era il Boulu. Visitavamo le famiglie e abbiamo partecipato al programma di assistenza sanitaria per le madri e i bambini (PMI Program), facevamo incontri di educazione alla salute e guidavamo anche momenti di preghiera. A quei tempi i soccorsi medici si facevano desiderare, i bambini soffrivano di malnutrizione, di malaria, di infestazione di vermi e l’igiene nelle famiglie era molto limitata.

Nel 1986 sono stata nuovamente trasferita nella comunità di Ambam dove ho vissuto un periodo molto significativo. La nostra comunità gestiva un centro sanitario che distava da noi 18 km e che io visitavo tre giorni alla settimana. Nello stesso tempo prestavo un servizio in un lebbrosario distante 7 km dalla comunità, mi prendevo cura dei pazienti, distribuivo le medicine, i pasti e altre cose essenziali. Questi pazienti erano venuti dalla Guinea Equatoriale durante la guerra del 1971 e non erano più ritornati nel loro villaggio. Il mio compito era quello di curare le loro piaghe, insegnare l’igiene, fare catechismo e condividere il messaggio di Gesù che è colui che guarisce.

Nel 1994 abbiamo avuto il permesso di aprire un centro sanitario ad Ambam, un progetto molto importante perché a quei tempi nella zona c’erano pochissimi centri. La comunità ha operato con entusiasmo e nel giro di quattro mesi abbiamo curato 4.600 pazienti. Oggi con le nuove strade, ogni 10 km ci sono centri governativi con infermieri professionali e ostetriche che hanno migliorato la situazione sanitaria. Ogni anno si promuove una campagna di vaccinazione per i bambini e si va da casa a casa per vaccinare.

I miei quarant’anni in Camerun sono stati un dono inestimabile. Ho imparato la loro lingua, condiviso la loro vita e, nel tempo, sono diventata una di loro. Guardando al cammino percorso e a quello che ancora percorrerò, provo profonda gratitudine per il passato, passione intensa per il presente e speranza viva per il futuro. La mia missione è stata una fonte inesauribile di soddisfazione, una testimonianza della forza e della bellezza di questo popolo. Continuerò a servire con lo stesso entusiasmo di sempre, guidata dall’amore e dalla compassione.

Sr. Janet Nazareth, Provincia di Vijayawada

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