P. Patrick Sun, parroco della chiesa dove presto servizio a Hong Kong, mi ripassa un fax con i dati di un uomo malato, ricoverato nel vicino ospedale buddista. Mi chiede di andare a visitarlo e, in collaborazione con lui e alcuni cattolici che prestano servizio pastorale in ospedale, accompagnarlo in questo periodo di malattia, parlargli di GesĂš, nostro Salvatore.
Leggo piÚ attentamente il fax e scopro che il signor Wong ha 68 anni ed è malato di cancro. à stato ricoverato per molti mesi in un altro ospedale e soffre di depressione. Wong non è cattolico, ma la nuora che lo è ci chiede di farci prossimi.
Non prevedo un approccio facile e in me sento forte la tentazione di lasciar perdere, di delegare ad altri, ma lâinvito di papa Francesco ad essere una chiesa in uscita, verso i poveri, le periferie della societĂ , incalza dentro di me e non mi dĂ pace.
In particolare mi interpellano le sue parole rilasciate il 19 settembre 2013 durante unâintervista concessa al direttore di âCiviltĂ Cattolicaâ, padre Antonio Spadaro: âIo vedo con chiarezza che la cosa di cui la Chiesa ha piĂš bisogno oggi è la capacitĂ di curare le ferite e di riscaldare il cuore dei fedeli, la vicinanza, la prossimitĂ . Vedo la Chiesa come un ospedale da campo dopo una battaglia. Ă inutile chiedere a un ferito grave se ha il colesterolo e gli zuccheri alti! Si devono curare le ferite. Poi potremo parlare di tutto il resto. Curare le ferite, curare le ferite⌠e bisogna cominciare dal bassoâ. Parole forti, decise.
Mi faccio allora coraggio, invoco lo Spirito Santo ed entro nella corsia del secondo piano dellâospedale dove Wong è ricoverato. Sta dormendo ma al suo fianco trovo la moglie, una donna gracile e dolce che mi accoglie col sorriso. Sono straniera e per questo la mia presenza desta subito, in lei, curiositĂ . Chi sono, che cosa ci faccio lĂŹ e soprattutto se parlo cantonese.
Iniziamo cosĂŹ a chiacchierare e lei condivide la difficoltĂ del marito ad accettare la malattia, lâimmobilitĂ a letto, la chiamata inaspettata a modificare la posizione professionale, le relazioni familiari e prima di tutto ad affrontare cambiamenti inevitabili di ritmi e modalitĂ di vita, con conseguenti difficoltĂ fisiche, emotive, spirituali. Wong è depresso e non ha nessuna voglia di interagire con gli altri.
Nel frattempo si sveglia e la moglie mi presenta. Scambiamo poche parole: Wong è debole, e cosÏ dopo poco mi ritiro lasciandoli con la promessa di ritornare. Non è molto, ma capisco che la visita non li ha lasciati indifferenti. Nelle settimane seguenti ci organizziamo: il parroco, i laici ed io ci alterniamo per andare a visitarlo. Wong si apre sempre piÚ e a poco a poco ci accoglie col sorriso. Per la moglie diveniamo un sostegno al quale appoggiarsi per trarre la forza di essere presente ogni giorno in quella stanza di ospedale a servire con amore e dedizione. I nostri dialoghi includono sempre piÚ la persona di GesÚ, il Dio misericordioso che ci prende per mano, ci accarezza come faceva con gli ammalati e ci dice che gli apparteniamo e che nulla, neppure il male e la morte, potranno mai separarci da Lui.
Poco alla volta ci pare di percepire come anche il loro cuore si apra alla speranza che non delude le aspirazioni piĂš profonde del cuore umano.
Qualche giorno fa durante una visita la signora Wong mi comunica con gioia che il marito sarĂ dimesso, che potrĂ andare a casa ed essere assistito e curato lĂ , circondato dallâamore dei familiari.
Partecipo alla loro gioia, anche se un poâ mi spiace lasciarli andare; sono entrati nella mia vita in punta di piedi e ora ne sono divenuti una ricchezza. Ma come se avesse letto nei miei pensieri, subito dopo la moglie esprime il desiderio e lâinvito di continuare a far loro visita a casa. Accettiamo con gioia.
Le parole di papa Francesco mi risuonano dentro e le vedo realizzarsi nelle visite che continueremo a fare perchĂŠ la Chiesa divenga sempre piĂš âospedale da campoâ. ChissĂ se in questa âinversione di marciaâ della Chiesa, il signor Wong e sua moglie non decidano di avvicinarsi a quel GesĂš che non hanno rifiutato accogliendoci come suo âpersonale in servizioâ.
Sr. Lorena Brambilla