Atalaia do Norte: una cittadina di circa 15 mila abitanti dello Stato dell’Amazonas, a 1.200 km in linea retta a ovest di Manaus. Per arrivarci, una settimana di barca risalendo il fiume Solimões; poi 30 km di macchina fino alla fine dell’ultima strada brasiliana; dall’altra parte del fiume Javari, il Perù. Un piccolo villaggio, che si può percorrere tutto a piedi, ma con un territorio immenso e la più grande Terra Indigena del Brasile, quella della Valle del Javari, dimora di più di 6 mila indigeni di 26 popoli originari, dove vivono anche gruppi isolati.

Le Missionarie dell’Immacolata hanno iniziato un’esperienza missionaria a marzo, con sr. Laura Cantoni, che appartiene alla comunità vicina (solo uno o due giorni di viaggio) di S. Rita do Weill – São Paulo de Olivença.

Così scrive sr. Laura…

Quello che posso condividere ora sono soltanto le prime impressioni, dopo questa esperienza di tre mesi.

La prima cosa con cui ci si confronta è la mescolanza di popoli e lingue: molti peruviani e colombiani con il loro castigliano, molti indigeni con le loro diverse lingue. I peruviani vengono ogni giorno dall’altra parte del fiume a vendere le loro merci alla fiera. È comune incontrare per strada persone in abiti tradizionali e con tatuaggi tradizionali. Ma ogni gruppo segue le proprie tradizioni e relazioni interne; la convivenza nello spazio non è unione.

Un altro tratto distintivo è l’abitazione per classe sociale: i sufficientemente benestanti nel centro e nei luoghi più alti in case di muratura, il livello sociale inferiore in case di legno, gli indigeni nelle zone basse allagabili e nelle periferie. I brasiliani discendenti delle famiglie espulse nel 2001 dalle terre che con la demarcazione sono diventate TI (Terra Indigena), vivono nelle palafitte dei quartieri delle Pontes e Portelinha.

L’impressione di essere “alla fine della strada” è forte e quotidiana: le merci sono carissime, i viaggi lunghi (una settimana per Manaus e una settimana per i primi villaggi dentro la Terra Indigena!), quasi ogni giorno manca la corrente, l’acqua corrente arriva alcune ore alla settimana e raggiunge meno della metà delle case di Atalaia, non c’è sistema fognario né scarichi, non c’è trattamento dei rifiuti, non c’è difensore civico, mancano insegnanti nelle scuole, medici nel piccolo ospedale, non esiste una biblioteca, un supermercato, un cinema, una fabbrica di qualcosa… Il Comune è uno dei peggiori del Brasile nell’Indice di Sviluppo Umano. Area di frontiera con Perù e Colombia, da dove entra in Brasile il 70% della cocaina e delle armi illecite, la violenza è molto presente e le dipendenze chimiche endemiche, in particolare tra i giovani.

Intere famiglie stanno arrivando ad Atalaia dalla Terra Indigena in cerca di studi per i loro figli, perché vedono in questo il cammino per un futuro migliore, benché qui passino difficoltà perché non c’è lavoro retribuito e vivono di sussidi pubblici e condivisione con i villaggi. Ho visitato l’altro giorno una casa dove risiedono 3 famiglie Marubo con 15 persone (8 bambini), sostenute soltanto da una pensione minima. Normale da queste parti…

Molti bambini e adolescenti, in particolare figli di indigeni e peruviani, non riescono a seguire gli studi nella Scuola Media Superiore per carenze nelle prime classi delle Elementari, molti abbandonano presto gli studi: le adolescenti finiscono per diventare presto madri, i ragazzi sopravvivono con lavoretti saltuari o nell’illegalità.

Dal punto di vista religioso (IBGE 2024), le differenze convivono fianco a fianco: i cattolici sono relativamente pochi (25%), praticamente come gli evangelici (24%), molti indigeni seguono le loro tradizioni (19%), un gran numero si dichiara ‘senza alcuna religione’ (26%).

L’impressione è davvero di essere alla periferia umana e spirituale!

Davanti a questo quadro sfidante, la mia priorità attuale è conoscere le persone e le realtà, visitare molto, salutare, fermarsi ad ascoltare, dialogare con persone di altre fedi, animare la piccola comunità cattolica nella gioia del Vangelo e nell’uscita da se stessa. L’icona che mi accompagna è quella di una Chiesa samaritana: diventare prossimo a chi incontriamo nel cammino, fare il primo passo verso l’altro, curare i suoi bisogni, condividere nella corresponsabilità.

Sr. Laura Cantoni, Brasile Nord

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