Sr. Daisy Jacob

“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”

(2 Tm 4,7)

Con queste parole dell’apostolo Paolo si può raccontare la vita di sr. Daisy Jacob Chakkalackal, Missionaria dell’Immacolata che ha concluso il suo pellegrinaggio terreno lasciando dietro di sé la testimonianza di una vocazione vissuta con fedeltà e semplicità.

Le radici di una chiamata

Nata a Meladoor, nel Kerala, sr. Daisy ha sentito fin dai primi anni la chiamata alla vita consacrata. Una chiamata a cui ha risposto con quella totalità di abbandono che avrebbe caratterizzato ogni tappa del suo cammino. Dal sud dell’India, la sua strada l’ha condotta verso orizzonti lontani, in terre dove la presenza missionaria si fa testimonianza silenziosa di fede.

Per diciannove anni ha servito in Papua Nuova Guinea, dove ha svolto il ministero di insegnante e coordinatrice diocesana dell’educazione religiosa. Villaggi raggiungibili solo attraverso sentieri sterrati, scuole dove i bambini imparavano a piedi nudi nella foresta, comunità dove ogni giorno significava seminare la fede “una vita alla volta”. Le barriere linguistiche, l’isolamento geografico e le difficoltà quotidiane non sono mai diventate ostacoli insormontabili, ma occasioni per scoprire in ogni sfida uno scopo, in ogni volto un riflesso di Cristo.

Il ritmo della preghiera

La giornata di sr. Daisy iniziava molto prima dell’alba, nel silenzio della cappella che diventava il suo santuario personale. Il suo rapporto con Dio non era caratterizzato da manifestazioni esteriori, ma da una costanza interiore che irradiava tranquillità in tutto quello che faceva. Dalla preghiera traeva la forza che poi portava nelle attività quotidiane, mantenendo quella disciplina gioiosa che la rendeva puntuale e metodica senza mai essere rigida.

Chi l’ha conosciuta ricorda la sua capacità di portare calore ovunque andasse. La sua risata poteva alleggerire i momenti più difficili, i suoi occhi riflettevano una gentilezza autentica. Non cercava riconoscimenti, ma rispondeva con disponibilità a ogni necessità che le si presentava.

Sr. Daisy Jacob

I gesti che restano

Un episodio racconta bene il suo modo di vivere la carità. Un Natale, mentre il quartiere festeggiava, notò che alcuni anziani erano troppo fragili per partecipare ai festeggiamenti. Preparò allora piccoli pacchi regalo – ciascuno contenente un pezzo di torta, una candela e un’immagine di Gesù Bambino – e andò di porta in porta a consegnarli. Un gesto semplice che creò momenti di grazia, portando sorrisi sui volti stanchi e calore nelle case più modeste.

Questi piccoli atti di compassione rispecchiano una vita radicata nella preghiera e orientata verso chi spesso rimane nell’ombra. Sr. Daisy aveva imparato a vedere oltre le apparenze, a riconoscere il bisogno anche quando non veniva espresso a parole.

Gli ultimi passi

Quando la salute ha iniziato a cedere, ha affrontato ogni difficoltà con la stessa tranquilla resilienza che aveva caratterizzato tutta la sua vita. Esami medici ed episodi dolorosi non le strapparono mai una lamentela. I suoi ultimi giorni sono stati contrassegnati dalla pace, con un’anima che si mostrava stabile e serena.

In una delle ultime conversazioni aveva espresso il desiderio che il suo trapasso potesse essere sereno. Così è stato: circondata dall’affetto delle consorelle e dalle preghiere di chi l’accompagnava, ha esalato dolcemente l’ultimo respiro, completando la sua corsa con la stessa grazia con cui l’aveva percorsa.

Un’eredità viva

La memoria di Sr. Daisy Jacob non si cristallizza in monumenti o riconoscimenti, ma vive nei cuori che ha curato, nelle menti che ha formato, nella fede che ha contribuito a far crescere. Non lascia beni materiali, ma la fragranza di una vita spesa nel servizio, ricca di amore e fedele fino alla fine.

Il suo esempio pone delle domande che interpellano ciascuno di noi: chi sono le persone dimenticate che siamo chiamati a ricordare? Quale piccolo gesto di gentilezza possiamo offrire oggi, senza aspettarci nulla in cambio?

Sr. Daisy ha vissuto scegliendo la preghiera prima dell’affanno, l’amore prima della convenienza, il servizio prima di se stessa. Il testimone che ha consegnato continua il suo percorso, aspettando mani disposte a raccoglierlo.

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